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Gli Stati dicono no all’accordo Microsoft

Gli Stati non firmeranno l’accordo tra Microsoft e il Dipartimento di Giustizia. L’annuncio non c’è ancora stato ma fonti vicine agli attorneys sostengono che ormai una decisione in proposito è stata presa.
Gli Stati fin da subito hanno avanzato forti perplessità  sia sulle modalità  con cui la trattativa è stata condotta (il DOJ ha di fatto escluso i co-querelanti dal confronto) sia, soprattutto, per le sue conclusioni.
L’occasione per esporre le loro conclusioni al giudice Kollar-Kotelly verrà  loro offerta domani durante un incontro nel corso del quale le due parti saranno a confronto.
Nonostante il rifiuto dell’accordo sia ormai di fatto certo restano consistenti dubbi su quali azioni gli Stati potranno intraprendere. Per sapere quale sarà  la strada prescelta molto dipenderà  dall’analisi del documento stilato da Microsoft e DOJ che verrà  presentata al giudice. Secondo alcuni esperti di anti-trust gli stati dovrebbero focalizzare la loro attenzione su alcuni aspetti controversi dell’accordo, come ad esempio il fatto che Microsoft, contrariamente a quanto ci si doveva attendere, ha ottenuto via libera sull’integrazione di prodotti differenti dal sistema operativo all’interno del sistema operativo stesso. “L’accordo dice che Microsoft é libera di definire “sistema operativo” quello che essa crede e quindi di integrarvi quello che crede sia meglio. Di fatto – ha dichiarato Bob Lande, professore di anti-trust all’università  di Baltimore, a C/Net – questo vuol dire che Microsoft potrebbe distribuire un panino al prosciutto con Windows. Gli stati dovrebbero focalizzarsi su questo aspetto”.
Al momento tra gli Stati che vorrebbero un decreto più punitivo nei confronti di Microsoft ci sono Florida, Illinois, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maryland, Missouri, Minnesota, New York, North Carolina, Ohio, Utah, West Virginia, Wisconsin e il District of Columbia. Ma gli stati più potenti e più recisamente schierati contro Microsoft sono la California e il Massachusset. Molto probabilmente se la California dovesse decidere di aprire un altro processo la maggior parte degli Stati la seguirebbe.
Una variabile importante in tutto questo però potrebbe essere la giudice Kollar-Kotelly. Alcuni esperti di legge hanno avuto l’impressione che non sarebbe interessata a ficcarsi in un nuovo processo che la obbligherebbe a rivedere quintali di documentazione e ad informarsi sull’argomento, prevedibilmente ostico per lei, e dunque propenderebbe per un accordo extragiudiziale.
In ogni caso se anche un solo stato rifiuterà  l’accordo il procedimento dovrebbe continuare con la proposta di un nuovo rimedio da parte delle parti che non accondiscendono per il 7 dicembre e con una risposta da parte di Microsoft il 12 dicembre.
Teoricamente anche la giudice potrebbe rifiutare autonomamente l’accordo se dovesse giudicarlo frutto di pressioni politiche e di calcoli invece che della volontà  di concludere rapidamente e con giustizia il caso.

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