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Google pronta ad andare in Borsa? L’annuncio atteso nei prossimi giorni

Se Google sta per quotarsi alla Borsa statunitense, il suo valore potrebbe essere enorme: 25 miliardi di dollari secondo alcune stime. Una offerta iniziale pubblica (Ipo) che potrebbe trasformarsi in un record dei record. Superiore agli spettacolari lanci di Red Hat e soprattutto di Netscape, la società  la cui quotazione nel 1994 è considerata storicamente l’inizio della New Economy.

Ancora non ci sono notizie ufficiali, anche se – visti i regolamenti statunitensi – il passaggio appare quasi obbligato dopo aver superato certi livelli di fatturato e dimensioni complessive. L’entrata di Google nel mercato dei mercati tecnologici, il Nasdaq, potrebbe però influire pesantemente sulla capacità  di crescita dell’azienda.

Se da un lato l’afflusso di liquidità  derivante dal collocamento di parte della proprietà  (le azioni) dell’azienda sul mercato si trasformerebbe sicuramente in una spinta alla ricerca, d’altro canto le regole di governance e di indirizzo che gli azionisti statunitensi pretendono per le aziende quotate in Borsa rischierebbe di “rompere il giocattolo”.

Una delle caratteristiche dell’azienda di Mountain View, infatti, è stata quella di muoversi nella più totale autonomia per quanto riguarda le sue scelte e strategie di sviluppo tecnologico e sul mercato industriale del suo settore. Adesso, dopo una eventuale quotazione, i manager sarebbero fortemente vincolati nei confronti dei rappresentati degli azionisti a produrre sistematicamente risultati positivi, a scapito magari di strategie più coraggiose che pagano nel lungo periodo.

In questo modo, secondo molti analisti, alcune delle società  della New Economy e dei mercati tecnologici hanno perso competitività  cercando obiettivi a breve termine anziché produrre innovazione durevole.

Di sicuro, visto il buon nome che si è conquistata l’azienda, è facile immaginare che i risultati del collocamento delle azioni sul mercato statunitense attirerebbero frotte di investitori e potrebbero portare il valore delle azioni a una rapida impennata, speculativa in parte ma anche sicuramente dettata dal valore intrinseco nell’azienda.

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