Al principio c’era ATA, Advanced Technology Attachment, lo standard per i controller dei dischi rigidi, sviluppato dal comitato SFF, Small Form Factor. Da quell’originale implementazione fino ad arrivare all’ultimo nato, FATA, sono passate decine di evoluzioni dello standard, studiate per rispondere ai criteri di una maggior velocità ed efficienza nel trasferimento dati, ma anche per il moltiplicarsi del numero dei dischi collegabili, le differenti richieste dettate dalle dimensioni del disco stesso, la necessità di assicurare performance anche in ambienti atipici, come ad esempio su laptop o sistemi per il calcolo distribuito.
Proprio quest’ultimo, il mondo server, che ha visto con SATA, Serial ATA, Apple come protagonista con i suoi desktop e server G5, è ancora in cerca di uno standard che si collochi a metà strada tra i sistemi di collegamento in fibra ottica e le vecchie tecnologie ATA. Per questo nasce FATA, cioè Fibre Attached Technology Adapted, ovvero, adattamento alla fibra ottica della tecnologia di connessione.
Hp si aspetta di poter sfruttare questo sistema in ambienti ibridi, con collegamenti FATA e fibre channel, ma anche per rendere più efficienti sistemi di SAN (Storage Archivied Network) in cui il sistema in fibra ottica fino ad ora risiedeva solo su parte dell’architettura dei dischi per lo storage.
Da notare anche il relativamente basso costo della soluzione (dal punto di vista di una installazione di server) e i primi dischi disponibili, in tagli da 250 Gigabyte, mentre sono allo studio quelli da 500.