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La Guerra dei Servizi

La novità  meno piacevole del keynote di Steve Jobs del 17 Luglio è stata la scoperta che iTools diventerà  un servizio a pagamento alla fine di Settembre.
.Mac, infatti, permetterà  di attivare una serie di funzioni che arrivano con la nuova versione di Mac Os X, cioé Jaguar, pagando tuttavia un abbonamento annuo.

Come mai? Ci sono due considerazioni da fare. La prima riguarda il cambiamento di Internet. L’epoca del “tutto gratis” sta terminando, e Apple anticipa lievemente i tempi (anche se già  da nove mesi questo trend è evidente soprattutto con i medi fornitori di servizi: ad esempio Usa.net).

Vogliamo scommettere che tra meno di un anno anche Yahoo, Hotmail e i servizi .Net diventeranno a pagamento, come lo sono diventati gli Sms telefonici via web e molto quotidiani online (Repubblica e Wall Street Journal)? Ovviamente Microsoft cercherà  di essere l’ultima a diventare a pagamento, soprattutto per cercare di catturare più clienti possibili tra quanti abbandoneranno le altre aziende e ne cercheranno di ancora gratuite.

Ma il secondo motivo è più complicato: bisogna chiedersi per che cosa pagheremo.

Non si tratta di avere semplicemente una casella di posta elettronica e un po’ di spazio su un hard disk virtuale su Internet dove tenere file e le pagine del proprio sito. Questo viene generalmente fatto dai provider di connessione, che tra l’altro sono gli unici ad avere un guadagno sicuro: il costo dell’abbonamento o una frazione dello scatto telefonico che viene pagato per la tariffa telefonica della connessione. Comunque, soldi sicuri e non banner pubblicitari.

Abbonandosi a .Mac si paga per ottenere web services, fin da settembre. Cioè per quello che Microsoft ha annunciato più volte di voler fare, come evoluzione della tecnologia .Net, che inizialmente è nata in opposizione ai sistemi di Sun Microsystem basati su Java.

L’idea è che tutte le informazioni diventano compatibili con Internet, anche se sono destinate a piattaforme diverse (come i telefoni cellulari, i palmari). I contatti telefonici e gli appuntamenti, la propria musica e i propri dati. Tutte queste informazioni transiteranno attraverso periferiche diverse, come iPod, Web, cellulare. Consentendo di organizzare in modo diverso le proprie attività . Configurando facilmente i dispositivi elettornici, realizzando sistemi collaborativi per lo scambio di dati.

Soprattutto, attivando servizi che consentono di far funzionare queste tecnologie: da un banale back-up dei propri dati su Internet a un servizio antivirus online. E, in prospettiva, possiamo aspettarci ancora di più.

Soprattutto perchè Apple, a differenza di altre società  come Microsoft o Sony, sta riuscendo a portare avanti sia la produzione di software che di hardware e, adesso, anche di servizi (come Ibm e Microsoft stanno in parte già  facendo), utilizzando standard aperti e compatibili con i principali standard proprietari (cioè soprattutto Microsoft).

In sostanza, Apple offre un servizio a pagamento (8 euro al mese, circa) non come “ulteriore” spesa, ma come spesa unica, alternativa a tutti gli altri servizi presenti e a molti altri che ancora non esistono. Gli utenti della casa di Cupertino premieranno questa scommessa?

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