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La melina di Microsoft

Ora Microsoft si appella alla Corte Suprema.
La società  di Redmond ha reso noto ieri di avere deciso di chiedere che sia il massimo grado di giudizio degli Stati Uniti a decidere sulla sentenza che l’accusa di esercizio illegale del monopolio e di avere inoltrato richiesta per la revisione del processo che in primo grado e in secondo grado l’ha trovata colpevole di avere abusato della sua posizione dominante per indebolire la concorrenza e danneggiato la sua utenza.
La mossa di Microsoft, apparentemente, giunge in contraddizione con quanto accaduto in precedenza. Qualche mese fa infatti, era stato il Dipartimento di Giustizia a chiedere l’intervento (poi negato) della Corte Suprema saltanto il secondo grado di giudizio e Microsoft ad opporsi. In realtà , spiegano alcuni esperti legali, la mossa dei produttori delle Finestre non va in una direzione opposta. La logica di allora è la stessa di oggi ed è fondata sulla volontà  di differire il più possibile l’emissione di un verdetto definitivo.
Al momento della richiesta del DOJ di affidare il giudizio alla corte suprema si sarebbe saltato una grado intermedio, accelerando i tempi. Ora la richiesta di intervento della corte suprema finirebbe per rallentarli visto che la corte d’appello ha confermato le accuse chiedendo alla corte distrettuale di rivedere unicamente il dispositivo che infligge la punizione ed eventualmente modificarlo. Un procedimento che potrebbe impiegare poche settimane. Al contrario la corte suprema, con tempi molto lunghi, dovrebbe rivedere interamente il processo differendo la sentenza finale di mesi e mesi.
L’obbiettivo concreto di Microsoft, sostengono molti siti americani, è quello di evitare che una sentenza finale possa arrivare prima del lancio di Windows XP, già  nell’occhio del ciclone con l’accusa di spingere ancora oltre la politica di interconnessione del sistema operativo con applicazioni di vario tipo impedendo la libera concorrenza. Il timore di Redomond è che il contenuto della sentenza possa di fatto impedire il lancio del nuovo Os e costringerla a rivederne forma e contenuti.
Secondo Bob Lande, docente di legge alla Università  di Baltimora, le possibilità  che la Corte Suprema prenda in considerazione il caso sono scarsissime. Altrettanto scarse sono quelle perchè essa disponga la cancellazione del Finding of Facts e delle Conclusion of Law come chiede Microsoft sostenendo che il presidente della giuria della corte distrettuale Jackson era prevenuto nei confronti di Microsoft.
Microsoft, invece, potrebbe più facilmente ottenere dalla corte d’appello il differimento del riesame del caso da parte della corte distrettuale dove tra qualche giorno sarebbe stato di nuovo in calendario. Gli avvocati di Redmond chiedono che questo avvenga solo dopo che la Corte Suprema avrà  detto se intende o meno accettare le richieste di Microsoft. Se la corte d’appello cederà  alla richiesta il lancio di XP potrebbe avvenire senza interferenze. Al contrario è probabile che il Dipartimento di Giustizia possa ottenere dalla corte distrettuale la possibilità  di bloccare il nuovo sistema operativo. Secondo Lande, però, è difficile che la corte d’appello possa concedere questa opzione perchè la risposta della corte suprema potrebbe arrivare tra sei mesi rallentando in maniera inaccettabile il processo.
In ogni caso, oltre che nelle mani della corte d’appello, la palla è in possesso del dipartimento di giustizia. Il DOJ dovrà  operare il più rapidamente possibile opponendosi al rinvio alla corte suprema e alla richiesta da parte di Microsoft di differire ogni decisione al pronunciamento della stessa. Prima il Governo si muoverà , più facile sarà  aggirare le tattiche difensive di Microsoft e anche ottenere un blocco al rilascio di XP.
Intanto alcune fonti molto vicine a Microsoft parlano di grande affanno in casa Redmond dove si cerca di anticipare i tempi e lanciare il nuovo sistema operativo prima del previsto. Una versione finale potrebbe essere spedita ai produttori di PC entro il 15 di agosto, due settimane prima della data fissata.

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