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La versione “hot” di Grand Theft Auto San Andreas scalda la rete

Grand Theft Auto è una serie di video games sviluppati da Rockstar North e pubblicati da Rockstar Games a partire dal 1997, per Playstation, Pc e Xbox, lontanamente ispirato al film omonimo del 1977 per il debutto alla regia di Ron Howard. Il punto centrale del gioco è la violenza – cosa che ha già  attirato in passato gli strali dei censori e dei comitati contro i giochi violenti – necessaria per acquistare punti. Infatti, il giocatore impersona un ladro di auto che, vagando per la città , con la violenza e ricorrendo a differenti forme di aggressione, molte delle quali frutto dell’humor nero degli sviluppatori, acquisisce punteggio rubando auto, borseggiando passanti, investendo innocenti e compiendo in generale operazioni criminose.

Dopo gli esordi, con grafica bidimensionale e vista dall’alto, ambientanti soprattutto a Londra, GTA nella sua terza versione acquisisce un notevole motore grafico tridimensionale (simile a quello di Carmageddon, altro gioco molto criticato negli anno Novanta) e alla fine sbarca in una delle cittadine nella California settentrionale: San Andreas. Inoltre, proprio con San Andreas i produttori della serie introducono i primi elementi narrativi di continuità  della serie, richiamandosi al primo GTA e a Vice City, uno degli episodi di maggior successo.

Ma è notizia di pochissimi giorni fa che dentro San Andreas si cela una “sorpresa”: modificando uno dei file di installazione della versione per Pc (pare sia possibile sbloccare la modalità  di gioco anche con Ps2 ma facendo ricorso a un editor di file savegame delle memory card) compare un mini-game altrimenti irraggiungibile. Il personaggio impersonato dal giocatore acquista infatti la possibilità  di entrare nella casa di una dei personaggi comprimari femminili per prendere un “hot coffee”. La modalità  del minigame è esplicitamente sessuale, e la sua esistenza (su Internet girano già  i filmati di quel che accade all’interno della casa) ha attirato gli strali non solo delle associazioni di consumatori ma anche dell’associazione di editori che impone negli Usa un rating dei videogiochi.

L’idea è quella di rendere vietato ai minori il gioco, anche se – è stato osservato – il fatto che le scene pornografiche per quanto programmate dai produttori del gioco e non frutto di una patch (come da tempo ne circolano per tantissimi giochi, a partire dal primo Tomb Raider, nel 1994) siano raggiungibili solo utilizzando un software programmato da terze parti pone dubbi sull’opportunità  dell’operazione. Da alcune ricerche effettuate negli Usa recentemente, inoltre, risulta che i genitori non seguono le indicazioni di rating dei giochi e che soprattutto in Europa l’acquisto non venga minimamente controllato dai genitori o che i commercianti del settore rispettino il divieto di vendere al minore di 14 o 16 anni il gioco proibito.

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