Un attore travestito con una muta da lucertola, creatura preistorica che viene risvegliata e contaminata dagli esperimenti atomici che emerge dall’acqua e inizia a calpestare Tokio in miniatura. E’ tutta qui la magia di Godzilla, in Giappone meglio conosciuto come Gojira, (la contrazione delle parole Gorira e Kujiira e soprannome dato dall’interprete all’interno del costume Haruo Nakajima ad un tecnico della Toho, famoso per la sua stazza).
Al compimento del cinquantesimo compleanno sta per lanciare il nuovo, ultimo film di una serie di 28 pellicole di serie “b”.
Un autentico cult in tutto il mondo, diventato persino una (fallimentare) produzione statunitense nel 1998 con Matthew Broderick a base di effetti speciali e animazione computerizzata. E proprio l’uso del computer è quello che ha tradito lo spirito fondamentale dell’originale. Godzilla è fondamentalmente una forma di travestimento, che si muove in una città in miniatura (incredibile da visitare negli stabilimenti cinematografici della Toho in Giappone) e rappresenta le paure dell’immediato dopo-guerra di un popolo sconfitto e sul quale si era abbattuta per due volte la maledizione dell’arma atomica, ad Hiroshima e Nagasaki.
Il Godzilla originale, infatti, è una creatura crepuscolare nata nell’oceano dall’ibridazione tra gorilla e balena causata dalle radiazioni atomiche, la rappresentazione onirica e trash delle paure di un popolo, coagulatasi intorno a un film di azione quasi paradossale diretto da Ishiro Honda con un bianco e nero pieno di limitazioni tecnologiche e povertà espressive.
Sono cento milioni le persone che nel mondo hanno visto i film della serie di Godzilla al cinema, in maggioranza bambini o appassionati del genere che ha creato un vero e proprio “universo parallelo”. Il nuovo film, “Godzilla: Final Wars” uscirà in Giappone a dicembre e sarà successivamente presentato negli Usa. Non è stato ancora annunciato se verrà lanciato anche sul mercato europeo.
(foto AP)