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L’orgoglio di essere Steve Jobs

Il momento poteva essere drammatico. Ripercorriamolo, per capire come ha fatto Steve Jobs a dimostrare ancora una volta di essere il numero uno. Ma prima un breve antefatto: meno di una settimana fa Bill Gates ha partecipato in diretta a Las Vegas al Ces, la fiera dell’elettronica di intrattenimento. Prima lui e poi un suo collaboratore sono precipitati nel famoso “effetto demo”. Quando, cioè, qualcosa si rompe proprio mentre dovrebbe funzionare, davanti a tutta la platea. Un momento di panico, che soprattutto Bill Gates ha affrontato con stizza, forse oramai abituato a vedere il software che produce imbizzarrirsi senza motivo e rifiutarsi di collaborare.

La stessa cosa poteva succedere a Steve Jobs, ma con una differenza. Era la metà  circa del suo keynote appena conclusosi, quando per mostrare una funzionalità  della nuova versione di Mail (che uscirà  insieme a Tiger) l’apertura di uno slideshow di immagini si è improvvisamente congelato.

Una frazione di secondo, un attimo di indecisione che subito la platea ha captato: anche Steve può sbagliare, anche a lui il software può bloccarsi! Ma Jobs ha risposto con un fenomenale uno-due che ha strappato un boato e un’ovazione ai presenti.

Prima, la constatazione: “Ehi, è bloccato, abbiamo trovato un nuovo bug sul quale dovremo lavorare”, ha detto Steve Jobs. Una buona tempistica per la risposta, qualcosa che anche Bill forse sarebbe riuscito a dire. Niente di eccezionale, tuttavia, e nella mente dei presenti il dubbio (“anche le demo di Steve Jobs possono fallire!”) si è arricchito (“e lui non sa cosa fare!”). Ma è durato una frazione di secondo, perché Steve Jobs ha allungato una mano e toccato un pulsante di uno switch nascosto, facendo cambiare la sorgente video del maxischermo (e accoppiando tastiera e mouse a un’altra fonte Usb), chiudendo con la classe dei numeri uno: “Ecco perché facciamo le presentazioni sempre con un sistema di backup”.

Tempo totale cinque secondi, e tutto ha ripreso a funzionare perfettamente. Beh, quasi, perché per quasi trenta secondo Steve Jobs non è riuscito ad andare avanti, fermo a sorridere di fronte al boato di risate e applausi. Redmond, pensavano in molti, non ci potete fare niente: essere i numeri uno è qualcosa che non si può comprare. Ci si nasce.

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