Moshe Bar tiene da circa quattro anni una rubrica fissa sulla prestigiosa rivista Byte (www.byte.com), ed è responsabile di progetti importanti come ad esempio openMosix, un sistema di clustering per Linux).
Moshe non è un tipo da interfaccia grafica, tutto il suo lavoro si sviluppa attraverso il terminale e tool come Vi, Emacs e simili, ma, è lui a dichiararlo, è sempre stato infastidito dai brutti font di Linux, dalla tediosità della installazione di accessori come ad esempio una scheda PCMCIA wireless, dalle traballanti performance multimediali del pinguino.
Per questo aveva sempre ritenuto corretta l’equazione per la quale Unix è cosa buona e giusta per i server, e Windows lo è per i client o i desktop in generale.
Poi, ad una Linux conference in cui era invitato come oratore, si è trovato attorniato da un bel pò di partecipanti dotati di iBook e PowerBook, ed è rimasto colpito dalla piacevole interfaccia grafica, da come si connettevano con semplicità alla rete wireless, da come i proprietari aprivano un terminale e si collegavano ai propri server via ssh.
Adesso Moshe possiede un Powerbook 800 MHz con Mac OS X 10.2, e usa Office fianco a fianco ai suoi normali tool di sviluppo e programmi di utilità : gcc, Emacs, pico, Perl, Eiffel, Rebol, bash, pine, ssh ecc.
Tutta software che ha scaricato liberamente e compilato con grande facilità .
La conclusione dello stesso Moshe, è che chi ha usato Linux per un pò ed è rimasto colpito dalla sua stabilità e dalle sue performance per lo sviluppo, si può sentire perfettamente a casa con Mac OS X.
[A cura di Marco Centofanti]