Chi teme che l’uso di processori Intel potrebbe aprire la strada ai virus su Mac coltiva una paura che non ha un fondamento. Anzi, l’impiego di processori ‘vaccinati’ all’utilizzo su Windows potrebbe migliorare la resistenza agli attacchi di potenziali pirati. Questa l’opinione di Charles Kolodgy, un analista di IDC intervistato nel corso di un articolo sul tema e pubblicato da C/Net.
Secondo Kolodgy i processori di Intel hanno già da ora a disposizione risorse, come la protezione dal buffer underrun, di cui i processori IBM o Motorola non dispongono. In secondo luogo in futuro saranno integrati dalla cosiddetta trusted platform, un sistema che conta su un sistema di cifratura basati su hardware che anche questo non ancora previsto nel mondo PPC.
Per altro verso, concordano la maggior parte degli analisti, è il software e non l’hardware l’obbiettivo degli hackers ‘e non appare probabile che la migrazione da PPC ad Intel – dice Dana Gardner di Yankee Group – possa aprire falle nel sistema operativo’. Teoricamente un attacco può essere portato anche a livello di Bios o nella parte bassa del sistema operativo, ma questo tipo di infestazioni sono rarissime perchè molto complicate da portare in esecuzione.
‘Una macchina Mac e una macchina Windows – dice Russ Cooper di Cybertrust – eseguiranno una parte di codice comune, ma non penso che sia probabile che un pirata crei codice maligno a quel livello’. ‘I virus non sono scritti a livello del silicio – concorda Chris Christiansen di IDC – è troppo difficile farlo’
Al momento i rischi peggio per la sicurezza connessi alla migrazione giungono da due fattori estrinseci, dicono altre voci raccolte da C/Net: la popolarità che potrebbero avere i computer Mac basati su Intel e la riscrittura del codice. Nel primo caso potrebbe essere più ‘interessante’ scrivere virus per Mac OS X perchè colpirebbero un maggior numero di computer, nel secondo i programmatori, costretti a riscrivere le applicazioni, potrebbero aprire falle oggi non presenti.