L’unica difesa è la fuga, avranno pensato i responsabili IT, come drastica soluzione escogitata dallo stato del Massachusetts, per abbandonare il proprietario pacchetto di produttività Office, abbracciando soluzioni che consentissero un più facile interscambio di informazioni.
Un documento programmatico, sul sito istituzionale dello stato americano, descrive progetti e propositi per un abbraccio sempre più largo degli standard XML, chiave di volta per l’interoperabiltà tra collaboratori diversi, differenti piattaforme, meccanismi di sviluppo particolari. Il centro di tutto non è la macchina, ma il file, il documento, l’informazione è l’essenza stessa dello scambio.
L’importanza strategica è tale, per una manovra di tali dimensioni, da far scendere in campo persino un dirigente Microsoft, condannando, ovviamente, la scelta “confusa” di bandire i documenti di Office, ma conservare i PDF di Adobe, non certo un formato aperto o modificabile. Parimenti evidente è la volontà da parte della casa di Redmond di non offrire alcun supporto al futuro formato OpenDocument che apparirà nell’imminente OpenOffice 2.0.
Ricordiamo che già all’inizio dell’estate la Norvegia aveva stilato un ambizioso programma “eNorway 2009”, che prevedeva, oltre alla maggior diffusione dei servizi informatici di eGovernment, per i cittadini, anche il progressivo abbandono delle tecnologie proprietarie e dei formati dell’onnipresente Office, in favore di soluzioni Open Source.
Non che saltare il fosso sia facile, tutt’altro: è di oggi la notizia che la città di Monaco, già pronta ad abbracciare in toto i prodotti di Linux e derivati, si sia presa una pausa di riflessione posticipando al 2006 i primitivi progetti. “In attesa di definire un nuovo concreto piano di passaggio” – scrivono i responsabili, ma nel frattempo hanno già cominciato ad abituare i dipendenti, installando copie di OpenOffice su Windows.
Qualcuno si è mostrato entusiasta, altri disperati. Non rimane che domandarsi quanto tempo bisognerà attendere prima di vedere simili esperimenti nelle amministrazioni pubbliche nostrane.