Che i rapporti tra Intel e Microsoft non fossero idilliaci era noto da tempo.
Ma nuove conferme di una guerra sotterranea sempre in atto arrivano dall’aula di giustizia dove gli Stati che non accettano la mediazione con il DOJ stanno cercando di ottenere più severe contro Redmond.
In un documento presentato ieri di fronte alla corte gli Stati hanno scoperto un nuovo lembo di una battaglia che ha risvolti poco conosciuti e che potrebbero ancora una volta dimostrare come Microsoft sia in grado o comunque sia intenzionata a combattere anche contro alcuni dei suoi più stretti alleati pur di prevalere nei confronti degli avversari.
Nel documento, un memo interno all’azienda, il vicepresidente Joachim Kempin, faceva presente a Gates come Intel stesse favorendo lo sviluppo del supporto a Linux, impegnandosi anche in prima persona con l’implementazione di nuovi dispositivi rivolti proprio a questo mercato.
Una mossa inaccettabile, secondo Kempin, che sollecitava il management di Microsoft a limitare lo scambio di informazioni tecniche con Intel e a lavorare ‘copertamente’ per favorire gli avversari della società di Santa Clara. In aggiunta a questo Kempin affermava che i produttori di PC responsabili di azioni ‘non amichevoli’ nei confronti di Microsoft dovessero essere puntiti più severamente che in passato con azioni ‘anti Linux’.
Poiché il documento in oggetto sarebbe stato redatto nell’agosto del 2000, dopo le note sentenze del giudice Jackson, esso, secondo gli Stati, sarebbe la dimostrazione che Redmond ha continuato ad esercitare indebite pressioni e di fatto il suo monopolio illegale.
Microsoft, per iniziativa del suo portavoce, ha replicato sostenendo che il documento è irrilevante perché frutto dell’opinione personale di un manager che non aveva nulla a che fare con i rapporti con Intel e perché, in ogni caso, le azioni suggerite nel memo non sono mai state messe in atto da Microsoft.