Un altro pezzetto della storia tecnica dell’informatica che se ne va. Chissà se quest’epoca verrà ricordata come quella in cui era ancora possibile incontrare i pionieri del computer, quelli che hanno inventato tutto.
Oggi ci sembra la cosa più normale che i computer abbiano una serie di funzioni e di tasti associati, come ad esempio quello conosciuto in inglese come “backslash”. Ma non era presente sulle tastiere delle macchine per scrivere meccaniche. L’ha inventato lui, insieme al tasto “escape”, che doveva servire per uscire da una situazione di stallo di una applicazione.
Ma l’ingegnere di Ibm che aveva predetto nel 1971 il Millenium Bug, ovverosia quell’errore previsto per il cambio della data nei sistemi basati su Dos e Windows, è famoso anche per aver contribuito in maniera determinante alla codifica dell’Ascii, il set di traduzione in linguaggio digitale di bit dei caratteri dell’alfabeto.
Invenzione – o per meglio dire, standard – di capitale importanza per creare una prima lingua franca tra i diversi sistemi informatici che, all’epoca dei mainframe, i grandi calcolatori grossi come un container, erano in realtà isole completamente separate senza nessun linguaggio comune. Non solo tra marche di produttori diversi, ma anche tra differenti modelli realizzati dalla stessa azienda.
Bob Bemer, che è scomparso nella sua casa di Possum Kingdm Lake, a pochi chilometri da Dallas, nel Texas, ha continuato a lavorare sino all’ultimo giorno della sua vita. Nella migliore tradizione dei pionieri, che rimangono sempre entusiasti come al principio del loro settore.
Nel suo curriculum professionale, il lavoro oltre che per Ibm anche per Honeywell e Rand Corporation. Si definiva un “consulente software, futurista e narratore”.