Il successo non sta dando alla testa di Google. Sembra anzi che la compagnia di Mountain View abbia capito più cose di quante non se ne immaginassero. Secondo il quotidiano australiano The Age, infatti, Google si appresta a restituire alla rete parte del valore che la rete gli ha permesso di costruire. Come? Con l’Open Source.
Secondo Wayne Rosing, vicepresidente per il settore engineering di Google, in visita in Australia per lavoro, infatti, la possibilità di restituire alla rete qualcosa di quello che la rete ha permesso di costruire è quasi un imperativo categorico.
“Ci sono stati un sacco di incontri nell’azienda negli ultimi due mesi. Adesso per noi è arrivato il momento di restituire qualcosa. Così il nostro direttore tecnico, Craig Silverstein, ha iiziato un progetto in base al quale guardare tutto il codice di Google e capire quale parte vogliamo restituire alla rete”.
Ovviamente con “restituire” Google non intende dire che il motore di ricerca più popolare di Internet sia in qualche modo stato prodotto all’esterno dell’azienda, quanto piuttosto è il segnale di una etica che affonda le sue radici nel mondo dell’Open Source e che dovrebbe essere analizzata con maggior accortezza da tante aziende monopoliste o quasi che hanno fatto della vendita e non dell’innovazione la loro capacità di produrre risultati positivi.