Nessun rinvio per Microsoft. La società di Redmond dovrà adempiere al più presto possibile alle disposizioni che derivano dalla condanna inflittale dall’Unione Europea per abuso della posizione di monopolio. Questa la conseguenza del giudizio pronunciato in tarda mattinata da Bo Vesterdorf, magistrato della corte di prima istanza che doveva decidere sula richiesta avanzata da Microsft che chiedeva di differire al momento della sentenza d’appello l’applicazione della pena, separazione di Windows Media Player da Windows e disvelamento di alcuni codice sorgente di Windows.
Vesterdorf nel dispositivo, più che manifestare condivisione con la posizione dell’UE che sosteneva come un rinvio di anni della pena darebbe il tempo a Microsoft di consolidare la sua posizione di predominio schiacciando la concorrenza, non ha rinvenuto le caratteristiche d’urgenza che avanzava Microsoft secondo cui ‘l’applicazione del dispositivo potrebbe provocare gravi ed irreparabili danni’, nel caso in appello la sentenza dell’UE fosse stata rovesciata.
La conseguenza immediata della disposizione di Vesterdorf sarà l’apparizione sul mercato di una versione europea di Windows che sarà separato dal Media Player. In secondo luogo Redmond dovrà dare la possibilità ai suoi concorrenti in ambito server di accedere ad alcune parti del codice sorgente di Windows client per permettere la connettività in rete di PC che utilizzato il sistema operativo delle Finestre.
I primi commenti di Microsoft sono improntate alla cautela: ‘speriamo – dicono i portavoce – che le disposizioni pronunciate oggi possano aprire la strada ad una mediazione. Ci sono strade più praticabili e migliori per rispondere a questioni complesse con un danno minimo per i consumatori’. Il portavoce dell’Unione Jonatan Tod sembra però lasciare poco spazio ad una trattativa: ‘Non ci sono motivi per avviare una mediazione’
A questo punto l’ipotesi percorribile per Microsoft è quella dell’appello anche se i lunghi tempi che intercorreranno prima del prunciamento della corta di seconda istanza potrebbero instaurare nei fatti differenti condizioni di mercato. Microsoft, però, pare preoccupata anche per altri risvolti della vicenda che in prospettiva potrebbe impedire l’integrazione nel sistema operativo di altre applicazioni e che, in retrospettiva, avrebbe probabilmente determinato anche la separazione forzosa di Internet Explorer e Windows.
Come noto l’accusa di integrare applicazioni e servizi in Windows, tra cui il browser, sfruttando il predominio del sistema operativo per imporre le proprie tecnologie e schiacciare la concorrenza, era alla base del processo americano contro Microsoft. Condannata dal giudice Jackson, che arrivò a considerare la separazione in due tronconi della società di Gates (una che si sarebbe occupata di applicativi e una di sistemi operativi), la condanna venne poi stravolta dalla mediazione che Redmond raggiunse con il Dipartimento di Giustizia americano quando al potere salì l’amministrazione Bush. Oggi Microsoft, che venne condannata a risarcire i consumatori, negli USA deve solo adempiere ad alcune disposizioni formali (tra cui permettere di disintallare IE, non esercitare pressioni sugli OEM che vendono computer anche con altri sistemi operativi diversi da Windows, concedere accesso ai concorrenti ad alcune tecnologie di Windows) ma è riuscita a mantenere l’integrazione di Internet Explorer in Windows, uno dei cardini delle sue strategie di marketing.