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No, Pages non è l’avversario di Microsoft Word

Si può pensarla in modi diversi, però una cosa dovrebbe essere chiara per tutti: Keynote e Pages sono due applicazioni molto simili nell’impostazione dell’interfaccia ma dirette a due tipi di uso molto differenti. Almeno, all’apparenza. Cioè, se vogliamo vederla in un’altra maniera, iWork non è l’avversario di Office:mac di Microsoft, o almeno non completamente.

Cerchiamo di capire dove si posiziona il prodotto presentato da Steve Jobs durante l’ultimo Macworld e in arrivo in queste ore sugli scaffali dei negozi del nostro Paese guardando al posizionamento di Office:mac.

La suite di Microsoft è un prodotto che ha stabilito uno standard nel mercato, viene usata da tutti (ed è una fortuna per Apple, fortemente voluta da Steve Jobs, che Microsoft la produca per il Mac) e da tutti è accettata universalmente come una sorta di “Esperanto” dei documenti digitali. Così come la posta elettronica viene ricevuta da tutti, professionisti, ragazzini e pensionati, alla stessa maniera un documento in PowerPoint, in Excel o in Word viene recepito da tutti. O direttamente attraverso Office oppure attraverso suite e tools di conversione (OpenOffice, StarOffice, la stessa suite iWork).

Ma quali sono gli usi di Office? I più disparati e improbabili. Office non è un buon tool per la gestione di attività  di alto livello: la contabilità  della Fiat non viene fatta con Excel, Mondadori non impagina i suoi libri con Word, Oliviero Toscani non realizza i suoi spot con PowerPoint. Però, sicuramente, in ciascuna di queste realtà  Office viene utilizzato per scambiarsi documenti, per creare relazioni, mandare testi, organizzare contenuti, fare calcoli. Office è utilizzata da tutti.

Anche dalla nonnina di novant’anni che vuole preparare la newsletter per la settimana di Pasqua della parrocchia locale, oppure dal ragazzino che deve mettere insieme la presentazione della ricerca sulla vita dei dinosauri alle medie. O dal buontempone che manda lo slideshow animato via posta elettronica con l’ultima barzelletta del momento. Tutta gente che potrebbe, non senza una certa difficoltà , comunque utilizzare altri strumenti. Ma non tutti sono programmatori in Flash, sanno usare Xpress, sono gestori di database Sql o programmatori in grado di realizzare in Perl complessi script per la gestione avanzata della contabilità  del magazzino.

C’è qualcosa di particolare, quindi, nel posizionamento di Office. Viene usato come standard non solo perché permette di “fare” delle cose, similmente a Outlook che permette di “fare la posta elettronica”. Office è anche una tecnologia proprietaria per il modo unico e incompatibili o parzialmente incompatibile con cui quelle cose si possono fare, e quindi sostanzialmente portatore di esigenze di mercati molto diversi tra loro.

Nei mercati professionali, mettiamo quelli in cui si realizzano libri, ci sono una miriade di tools che permettono di fare cose molto differenti. Ogni professionista avrà  i suoi, alcuni saranno “standard” più di altri, però in sostanza vale per tutti una distinzione di massima: se ne usano almeno due. Con uno si scrive, con un altro si impagina.

Questo va benissimo per l’editor e il curatore di una collana di libri della Mondadori, un po’ meno per l’utente normale che ha bisogno di un iMovie della carta stampata perché deve realizzare un pieghevole di quattro pagine graficamente bello e ben strutturato. Provate a farlo con Word: è praticamente impossibile. Provate a farlo con Xpress (a parte il costo della licenza del programma), e scoprirete o che fate il grafico impaginatore di lavoro oppure non vi riuscirà  tanto facile.

Pages cerca di collocarsi in questo settore, così come iMovie si è messo nel mezzo per quanto riguarda i software di elaborazione dei filmati e GarageBand per quanto riguarda i sequencer audio: un programma facile per scrivere e impaginare con un’unica applicazione semplice da usare.

Lavorando un po’ sul formato delle pagine e sui template, sarebbe lo strumento ideale per una redazione giornalistica moderna. Pensateci: al posto dei grafici gli stessi redattori, ognuno dotato di Pages con il template apposito per la pagina di giornale, potrebbe scrivere e completare una pagina del Corriere della Sera. Che risulterebbe sicuramente molto vivace e ben fatta, se chi ha progettato il template è stato bravo e chi vi lavora ha gusto. Sarebbe fonte di cause sindacali, sicuramente, ma non c’è da dubitare che funzionerebbe.

Ecco, questo è il mercato. Non quello del Corriere della Sera, ma quello di chi vuole avere l’iMovie del foglio stampato perché deve produrre documenti personali o semiprofessionali gradevoli e ben impaginati. In questo senso Pages non è un concorrente di Word, ovvero lo è nel senso che cerca di acchiappare una parte (piccola, probabilmente) del suo mercato che non si ritrova nelle mille potenzialità  mai espresse completamente del programma di Microsoft.

Giorgio Faletti continuerà  a scrivere i suoi libri probabilmente usando Word perché deve solo fare scrittura, ci pensano poi gli editor di Mondadori a fare il “montaggio” con probabilmente Xpress. Va bene così. Ma vostro figlio o vostra nonna, che devono stampare un documento “speciale” perché colorato, graficamente accattivante e vivo, per scopi vari e di “basso profilo” saranno più felici con Pages che con Word.

E Keynote? L’applicazione di Steve Jobs (sua la necessità  che ha portato i programmatori di Cupertino a realizzarla) serve a un’altra cosa simile. Al bando la complessità , Keynote è un potente strumento per un tipo di creatività  differente da quella di PowerPoint. Questo serve per creare lunghe e articolate presentazioni in cui prevale la necessità  di avere uno strumento standard per il trasferimento della conoscenza: tutti i manager imparano a usare PowerPoint, tutti i manager si aspettano di ricevere dai loro colleghi presentazioni in PowerPoint e magari di usarle come moneta di scambio e di comunicazione della conoscenza.

Keynote serve a fare delle belle presentazioni, cioè a usare il computer come strumento retorico in grado di illustrare in maniera elegante delle idee. Le sue potenzialità  sono notevoli nella misura in cui, pur mantenendo la compatibilità  con PowerPoint, serve a esaltare le capacità  creative e retoriche delle persone che si devono rivolgere a un pubblico relativamente ampio. Il posizionamento è anche qui differente da quello di Microsoft, ovvero si sovrappone su una fascia di utenti che hanno esigenze differenti da quelle della maggior parte degli utenti di Office.

In conclusione? iWork non è l’anti-Office:mac. E’ uno strumento complementare, parzialmente alternativo, più efficace per quello che vuol fare, più semplice del concorrente. In breve, la classica soluzione di Apple.

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