l provvedimento, secondo alcune fonti di stampa, starebbe acquistando crescente popolarità presso gli ambienti che circondano il giudice Jackson tanto da essere in corso di verifica i dettagli. Se l’idea dovesse giungere alla definizione finale Microsoft sarebbe costretta a rilasciare a tutte le società di software e ai produttori hardware la parte riservata del codice su cui si basa Internet Explorer così che ciascuna realtà possa realizzare un browser o strumenti di navigazione su Internet più adeguati alla propria realtà .
Accanto a questa iniziativa il Dipartimento di Giustizia chiederebbe una serie di altri interventi restrittivi. Ad esempio misure per garantire la piena libertà agli OEM per adattare la schermata iniziale e il desktop di Windows alle proprie esigenze, ma anche una normativa stretta per la commercializzazione di software strategico come Office. Non sfuggirebbe ad un severo controllo neppure la politica di mercato di Windows 2000.
Ma tra tutti i provvedimenti non c’è dubbio che l’open sourcing di Internet Explorer potrebbe essere il più doloroso per Microsoft. Su IE la società di Redmond ha fondato la sua politica per Internet, su IE sono stati investite risorse ingentissime (più di 2000 miliardi in pochi anni), su IE si fondano anche altri servizi lucrosi e strategici come Microsoft Network e HotMail. Infine Internet Explorer è ormai di fatto integrato in Windows. Ma quello che ci sarebbe di più grave è che perso il controllo su Internet Explorer Microsoft avrebbe perso, di fatto, il controllo su uno degli standard della rete.
Open sourcing in vista per IE?
Offerte Speciali
iMac 24 Pollici, 256 GB GPU 8-Core, risparmiate 300€
iMac M1 in supersconto su Amazon: ribasso del 18%. Lo pagate 1408 euro nella versione con GPU 8-Core, 4 porte Thunderbolt, Gigabit Ethernet e tastiera con Touch ID