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Processo Microsoft, niente accordo

Lo scorso venerdì preceduto da una serie di “fughe di notizie” che hanno invaso la maggior parte dei siti web dedicati all’informatica, Microsoft aveva mandato per fax la sua proposta per un accordo che avrebbe evitato la sentenza di Jackson. Doveva essere un documento decisivo, contenente elementi nuovi ed essere un sostanziale passo indietro rispetto alle posizioni del passato di Microsoft, molto rigide su fattori che, invece, il Dipartimento di Giustizia ritiene fondanti. “Un accordo mediato – sostenevano gli esperti – converrebbe a tutti. A Microsoft, primo di tutti, perchè il sospetto che il giudice Jackson la condanni con una pena severa è molto forte e anche ammesso che ricorra in appello la sua storia finanziaria per i prossimi anni sarebbe contrassegnata dall’incertezza di una nuova sentenza sfavorevole. Converrebbe anche al DOJ che avrebbe forse meno di quello che potrebbe ottenere da Jackson, ma lo avrebbe subito e con sicurezza”.
Prevision sbagliate. Gli avvocati che svolgono il ruolo dell’accusa, presa visione del documento l’hanno ritenuto tanto inadeguato da non convincerli neppure a tornare a Chicago dove il giudice Posner, che ha il ruolo di mediatore, attendeva loro e una delegazione ad altissimo livello di Microsoft per firmare un documento comune entro martedì.
“La proposta è più complessa di quelle del passato – dicono alcuni osservatori – tanto da essere stata presa in esame in maniera dettagliata, ma alla fine gli avvocati del DOJ non ci hanno trovato nulla di sostanzialmente nuovo. In particolare Microsoft si è spinta piuttosto in là  nella questione Internet Explorer proponendo perfino una sua separazione da Windows. Ma ora che la posizione dominante di IE sul mercato è un fatto, questo non basta. Il dipartimento di giustizia vuole qualche cosa di più”.
“Ero pessimista prima e lo sono tanto più oggi – dichiara Robert Litan, un esperto di questioni legali a ZDNet -. A mio giudizio le due parti si sono bloccate su un aspetto che Microsoft non può accettare: il controllo permanente da parte del Governo su nuove tecnologie da implementare in Windows”. Secondo Litan il DOJ infatti avrebbe fatto un passo indietro sulla proposta di separare Microsoft in società  più piccole proponendo in cambio una sorta di supervisione su quello che la società  di Redmon può o non può includere nel suo sistema operativo. Il timore è che sfruttando il suo enorme potere Microsoft possa fare con altre società  più piccole quello che ha fatto con Netscape: includere qualche cosa di simile nell’Os e cancellare possibili concorrenti. “Se è così – ha detto ancora Litan – non potremo mai assistere ad un accordo mediato. Microsoft non accetterà  mai una limitazione di questo tipo”.
Secondo voci che si erano sparse venerdì la società  di Bill Gates aveva accettato alcune delle richieste del Dipartimento di Giustizia, come prezzi uguali per tutti i produttori che acquistano Windows, più accessibilità  alle API del suo OS ma quando si è arrivati al cuore del problema, ovvero una clausola che prevedeva che Microsoft non avrebbe avuto alcuna “proibizione a sviluppare prodotti integrati in Windows che offrono vantaggi tecnologici”, gli avvocati della società  hanno fermato la corsa della mediazione. Lo stesso Gates, secondo alcune informazioni, avrebbe preteso che le ultime quattro parole venissero cancellate e la frase modificata in “Microsoft non avrà  proibizione ad includere prodotti integrati in Windows”. A questo punto anche gli avvocati del dipartimento di giustizia hanno fatto un passo indietro “Quello che vogliono evitare – ha detto ancora Litan – è di essere presi in giro”.
A questo punto l’ipotesi più probabile, a meno, di svolte improvvise e inattese è che la data limite per raggiungere un accordo imposta da Jackson, questo martedì, passi senza nessuna fatto nuovo. A quel punto la strada sarà  aperta per una sentenza che, secondo molti, sarà  sfavorevole a Microsoft

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