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Pystar ora provoca anche il mondo Open Source

A difesa della propria posizione nella causa intentata da Apple, Pystar (la società  citata in giudizio per aver prodotto cloni Mac non autorizzati, o meglio, PC modificati per eseguire con pratiche poco ortodosse Mac OS X), afferma che i termini della licenza d’uso di Mac OS X sono restrittivi e bloccano i competitor che desiderano installare il sistema operativo su macchine non Apple. A loro dire, Pystar non infrange alcuna norma vendendo PC con Mac OS X se questi sono accompagnati da una copia del sistema operativo Apple regolarmente acquistato.

L’azienda è spesso difesa da alcuni sostenitori e passa quasi per un cavaliere bianco senza macchia e senza paura che combatte per i diritti degli utenti PC desiderosi di provare Mac OS X. L’idea di una Pystar “dura e pura” potrebbe ora vacillare, poiché NetKas, uno dei membri più attivi nel settore del mondo sotterraneo dei cosiddetti utenti “hackintosh” ha accusato Pystar di violare gli accordi di licenza APSL (Apple Public Source License). L’hacker, infatti, ha scoperto che il Rebel EFI (un software messo in vendita da Pystar che permetterebbe l’installazione di “qualunque sistema operativo moderno”, incluso Mac OS X Snow Leopard, su un normale e comune PC) è sostanzialmente (come anche noi avevamo immaginato) una copia del software Open Source boot-132. Netkas si è messo in contatto con Pystar per chiedere spiegazioni ma a tutt’oggi non ha ricevuto chiarimenti.

In sostanza, dunque, Pystar sta vendendo a 50$ un software contenente codice che non ha sviluppato e di cui non è proprietaria, senza rispettare i termini previsti dalla licenza APSL. Tra i punti più importanti di questa tipologia di licenza, ribadiamo la possibilità  di usare “codice originale senza modifiche” per scopi commerciali e no, avendo però sempre cura di “riprodurre il copyright degli aventi diritto, mantenendo intatte tutte le note informative che si trovano nel codice originale”.

Se, dunque, l’attuale azione legale di Apple non fosse sufficiente, Pystar potrebbe ora potenzialmente essere citata in giudizio anche dai difensori delle comunità  Open Source, i quali potrebbero decidere di passare ad azioni legali al pari di quanto sembra si stia facendo nei confronti del produttore della chiavetta EFI-X.

Questa vicenda potrebbe, infine, essere la prova definitiva per smascherare l’ipocrisia di Pystar e mostrare che essa non è il cavaliere bianco che vuol sembrare, ma solo e soltanto una pecora nera che in tanti fanno finta di non vedere…

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