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Rivenditori denunciano Apple e chiedono 7,5 milioni di $ danni

Apple bara sui profitti ottenuti dai suoi negozi presente sul territorio americano? La pesante accusa parte da uno degli ex rivenditori Apple ora in causa con la società  di Cupertino, Tom Santos, proprietario di MACadam.

Secondo quanto riferito da Santos al San José Business Journal, la manovra partirebbe dai costi di vendita della merce ai propri negozi, sensibilmente più bassa, sostiene Santos, di quello praticato ai normali rivenditori. Poichè il prezzo di vendita al pubblico è lo stesso applicato dai negozi indipendenti ecco che i margini di profitto dei retail store di Apple, più volte indicati come soddisfacenti nel corso dei resoconti fiscali, sarebbe in realtà  più bassi se il costo della merce fosse lo stesso applicato ai negozi indipendenti.

La pesante accusa si fonderebbe su prove concrete, ottenute da Santos scorrendo 5300 fatture spedite da Apple ai suoi negozi e giunte nelle mani dell’es rivenditore grazie ad un programma specificatamente studiato per questo scopo che ha scandagliato il sito di Apple. Santos avrebbe così scoperto che un PowerBook G4 in vendita al pubblico per $3.299 viene venduto ad un rivenditore per $2.969 ma ad un negozio Apple per $2,656, AppleCare costa $349 e un rivenditore lo paga $244 ma un negozio Apple solo $10.06.

Secondo Santos è grazie a questo sistema che Apple ha potuto postare profitti per i suoi negozi pari a 9 milioni di dollari lo scorso gennaio, profitto che è stato ottenuto a scapito dei negozi tradizionali che non potrebbero competere su questo piano.

Santos, che ha al suo fianco anche Elite Computer, un altro dei rivenditori in guerra con Cupertino, chiede a risarcimento dei danni subiti per 7,5 milioni di dollari e spera che il caso diventi uno degli argomenti della prossima assemblea dei soci (in calendario il 22 aprile). Secondo l’ex rivenditore autorizzato Apple la manovra praticata da Cupertino potrebbe configurarsi come una frode ai danni degli azionisti (e che come tale viene denunciata dallo stesso Santos all’attenzione della SEC e della Federal Trade Commission).

In realtà  Apple in alcuni documenti finanziari spiega che il “costo di vendita applicato ai negozi (di Apple NDR) include un margine superiore a quello dei costi standard così da approssimare il prezzo normalmente praticato ai rivenditori”. In aggiunta ciò gli avvocati ci Cupertino hanno già  fatto accludere agli atti del processo una nota con la quale si sottolinea come i dati in possesso di Santos siano stati ottenuti in contrasto con le politiche della società  “dimostrando un livello di professionalità  ben al di sotto di quello che è richiesto ad un rivenditore Apple”.

Il caso dei margini di profitto dei negozi di Apple è solo l’ultimo episodio di una battaglia che coinvolge cinque ex rivenditori dell’area di San Francisco che, ormai diverso tempo fa, hanno denunciato la società  della Mela che ha tolto loro la licenza di vendita, per concorrenza sleale, infrazione dei termini contrattuali e frode.

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