Nel mondo il tasso di pirateria scende, in Italia sale. Questo lo sconfortante risultato di una indagine sul ‘taroccamento’ delle applicazioni informatiche svolta da IDC per conto della BSA (Business Software Alliance) e relativa all’anno 2004.
‘L’Italia – si legge in un comunicato – vede aumentare il proprio tasso di pirateria dal 49 ad un 50% tondo, unico paese d’Europa con la Danimarca a far segnare un trend al rialso, rimantenendo alla seconda posizione, dopo la Grecia, nella sgradevole classifica delle nazioni dell’area UE’. In Italia non cresce solo la percentuale si software pirata installato, ma salgono anche le perdite economiche per il settore: IDC stima il valore del software illegale installato sui computer del Belpaese in un miliardo e mezzo di dollari, pari a quasi 1 miliardo e 200 milioni di euro’.
‘E’ davvero sconfortante constatare che, in uno scenario di generale rallentamento del fenomeno della pirateria, l’Italia si distingua per essere in controtendenza – commenta Francesca Giudice, Presidente di BSA Italia – Nonostante il 2004 sia stato un anno caratterizzato da un impegno senza precedenti da parte delle Forze dell’Ordine, Guardia di Finanza in testa, per la tutela della proprietà intellettuale, è evidente che serve un deciso cambio di marcia nell’approccio al problema, soprattutto nell’area dell’informazione dei grandi pubblici, con l’obiettivo di cambiare la diffusa percezione che la pirateria, per il fatto di essere tecnicamente ‘alla portata di tutti’, sia un comportamento lecito o, comunque, di modesta gravità . In questo senso, le più recenti iniziative avviate a livello istituzionale (pensiamo alla campagna di comunicazione sociale lanciata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con Giorgio Faletti come testimonial, o ancora alle norme in materia di contraffazione previste dal Decreto Legge 35/2005 sulla competitività ) mostrano una crescente attenzione al tema cui va tutto il nostro plauso e di cui speriamo di poter cogliere i frutti nel breve/medio termine. In un momento storico in cui il sistema produttivo e distributivo italiano deve fronteggiare la minaccia al Made in Italy, è indubbiamente paradossale che l’Italia continui a rappresentare una delle nazioni al mondo con il maggior assorbimento di prodotti contraffatti e il tasso di pirateria più elevato’.
Dalla ricerca, condotta a livello internazionale da IDC, emerge una tendenza media alla riduzione nel tasso di pirateria per l’Europa. Nell’Unione Europea, infatti, questo tasso cala dal 37 al 35%, mentre nell’area EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa) esso decresce dal 41 al 39%. Nel Nord America, il tasso di pirateria nel corso del 2004 è calato dal 23 al 22%.
La BSA è impegnata in una campagna di riduzione della pirateria. Secondo l’associazone che raggruppa i principali sviluppatori del mondo un’ipotetica riduzione del 10% della pirateria informatica so tradurrebbe in circa 1.500.000 nuovi posti di lavoro, 64 miliardi di dollari di entrate per l’erario, attualmente evase dai pirati, e 400 miliardi di dollari di volume d’affari incrementale per il sistema economico.
A livello mondiale i paesi a maggior tasso di pirateria sono Cina, Vietnam, Ucraina e Zimbawe dove il software non legale raggiunge il 90%. In 87 nazioni prese in esame supera il 60%. Austria e Svezia sono le nazioni mondiali con il tasso più basso di pirateria.
Le perdite globali provocate dalla pirateria informatica sono passate da 29 a 33 miliardi di dollari, come conseguenza di un incremento dell’uso dei prodotti informatici. La percentuale di software pirata è però scesa dal 36 al 35%.