I giornalisti dei siti che dovranno rispondere alla richiesta di Apple e fornire informazioni utili ad identificare i protagonisti delle fughe di notizie su prodotti Mac, hanno presentato un appello al tribunale che aveva dato loro torto.
Il ricorso al pronunciamento dello scorso 11 marzo era atteso e promesso. Già a poche ore di distanza dalla sentenza gli avvocati di AppleInsider, Macnn e PowerPage, i siti citati da Apple, avevano fatto sapere che sarebbero ricorsi al secondo grado di giudizio.
Secondo quanto riferito ai media la motivazione dell’appello risiede nella scelta di Apple di ricorrere al tribunale senza avere fatto prima tutto il possibile per trovare la fonte della fuga di notizie, come ad esempio indagando i suoi dipendenti o utilizzato gli strumenti d’indagine elettronica a sua disposizione. Questa accusa è da riferire alla motivazione di fondo che, secondo i siti, muove Apple interessata, più che avere ragione dei dipendenti che viola il diritto di riservatezza, a mettere il bavaglio ai siti indipendenti con minacce ed azioni legali cui non sono in grado di fare fronte.
In aggiunta questo la sentenza viola il primo emendamento che garantisce la libertà di parola ai media e potrebbe determinare un effetto paralizzante nei confronti di tutti i media capace di erodere la possibilità dei media di svolgere indagini giornalistiche a beneficio dell’interesse pubblico.