Sony da un lato e Toshiba da un altro metteranno in comune risorse economiche ingenti, circa 190 milioni di dollari, cioè 20 miliardi di yen, risorse umane (150 ingegneri tra i migliori presenti sul mercato dei semiconduttori) e la volontà di produrre una rivoluzione annunciata.
Mentre, infatti, la prima rivoluzione, quella dei 90 nanometri (un nanometro è pari a un miliardesimo di metro) è già stata raggiunta (se pure tra qualche polemica) con la nuova PSX appena presentata a gennaio nei negozi giapponesi e destinata ad arrivare entro un anno anche in Europa e negli Usa, la prossima tappa è sul tavolo da disegno dei progettisti nipponici.
Nel frattempo, il prossimo risultato ad entrare in produzione, tra qualche mese, sarà la generazione di mezzo, vale a dire quella dei 65 nanometri, già realizzata ma non ancora disponibile per i processi di produzione.
La sfida non è solo rivolta ad offrire semplicemente più potenza e meno consumo energetico (un risultato che ha raggiunto recentemente anche Ibm con la nuova generazione di chip G5 e che Intel e Amd stanno per raggiungere) ma anche sconfiggere la concorrenza dei produttori asiatici che potrebbero impensierire l’industria giapponese.