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Spot con Eminem copiato?

Lo spot di iTunes con Eminem è stato copiato? La possibilità  che il filmato pubblicitario in cui il noto cantante rap balla al ritmo della sua “Lose Yourself”, non sia tutta farina del sacco di TBWA/Chiat/Day, agenzia pubblicitaria di riferimento di Apple, è uno dei temi caldi dei siti che si occupano di spot.

A sollevare l’ipotesi la denuncia della Avrett Free, che tre anni fa aveva ideato per Lugz, una società  americana che produce scarponcini, un filmato dal titolo “Arrow” nel quale una silhouette danza al ritmo di una canzone rap ( visibile qui ). Secondo l’autore la somiglianza dei due filmati è molta, forse troppa. Stessa idea di base, stesso taglio del filmato, stesso ritmo, persino stessi colori. Nell’uno e nell’altro spot c’è uno scenario urbano; in tutti e due una canzone rap (di Funkmaster Flex in quello di Lugz, di Eminem in quello di Apple)

Frank Ginsberg, CEO di Avrett Free Ginsberg, una volta visto il filmato di Apple, denominato “Detroit” (dal nome della città  di Eminem) si è immediatamente premurato di scrivere sia alla sede di Cupertino che alla TBWA/Chiat/Day, sottolineando le “molte somiglianze”.

TBWA/Chiat/Day, l’agenzia di Apple, ha a sua volta immediatamente replicato dicendosi “dispiaciuta e sorpresa” per le somiglianze tra i due spot, ma ance garantendo che “Detroit” non è stato assolutamente creato avendo come riferimento “Arrow”. “Il nostro intento – si legge in una dichiarazione scritta – era quello di realizzare un’evoluzione degli campagna Silhouette. Ogni somiglianza è uno sfortunato accidente. La nostra agenzia – ha poi aggiunto TBWA/Chiat/Day – come politica non copia, non si ispira né ruba idee, ma ne crea di nuove. Nel processo creativo non accettiamo neppure contributi esterni per questo motivo”.

Ma Ginsberg e Lugz, una società  che appartiene a Jack Schwartz, non sembrano convinti. “L’imitazione, si dice, è la più alta forma di ammirazione – dice Ginsberg – ma a volte si supera il confine del lecito. Quando ho visto lo spot di Apple ho pensato che era lo stesso che avevamo fatto noi. Non potevo crederci”.

“Gli spot sono mostruosamente simili – ha detto Schwartz – non risciamo a capire come Apple, una società  di cui abbiamo grande considerazione, abbia potuto fare una cosa del genere. Prenderemo tutti i provvedimenti necessari per tutelare i nostri diritti”.

Anche Roy Braunstein, un creativo che ai tempi dello sport lavorava per Avrett Free, non crede che sia un caso “gli spot sono troppo simili – ha detto al New York Times – non è possibile che si tratti di un caso”. Secondo Braunstein, nonostante lo spot di Lugz sia poco noto tra il pubblico, non si può dire altrettanto nel mondo della pubblicità  essendo stato presentato ad alcuni eventi specializzati e candidato ad alcuni premi.

Secondo Tony Granger, direttore creativo esecutivo dell’ufficio di New York di Saatchi & Saatchi, una delle società  di pubblicità  più importanti al mondo, potrebbe invece trattarsi di un caso o, meglio, del fenomeno della coscienza collettiva. “Viviamo in un mondo globale, dove tutti vediamo le stesse cose e leggiamo le stesse cose. Per questo quando si ha un’idea è meglio tirarla fuori al più presto, prima che ci pensi qualcun altro”

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