Sta per finire un’epoca. L’epoca dei lunghi viaggi in aereo col telefonino spento. Quante volte uomini d’affari o viaggiatori abituali spegnevano il telefono magari un paio d’ore prima del decollo, tanto per avere un po’ di pace, o si dimenticavano di riaccenderlo sino all’arrivo in albergo? Tanto, la scusa ufficiale è che “in volo è vietato”.
Poi nessuno ci crede che sia davvero pericoloso tenere il telefono acceso (fuorché il decollo e l’atterraggio, dove in effetti potrebbe interferire con le comunicazioni con la torre di controllo) quanto si pensa sia un problema degli operatori telefonici che non riescono a gestire da terra un gruppo di telefoni in volo a fortissima velocità che sparano segnali sui ponti radio all’impazzata.
Adesso, però, la pacchia sta finendo. Una serie di tecnologie e società diverse lavorano per rendere i telefoni cellulari utilizzabili anche durante i lunghi voli oceanici. Durante il recente airshow di Washington sono stati mostrati varie soluzioni. Tutte basate sul concetto di picocellula, cioè di microscopiche celle radio che coprono l’abitacolo dell’aereo consentendo a chi vola di connettersi al router di bordo e poi vedere la propria telefonata instradata via satellite (Inmarsat, il più economico e già utilizzato dagli aerei di linea per le comunicazioni) verso la rete normale.
Tra le compagnie ci sono Arinc, Telenor (entrambe hanno presentato ricerche in cui viene mostrato che più della metà dei viaggiatori vorrebbero questo servizio a bordo), Airbus, Icarelink. Anche Qualcomm e American Airlines hanno testato in luglio questo tipo di servizio e adesso la battaglia della convergenza si è spostata sul fronte aereo con lo scontro tra telefonia cellulare contro connessione wireless dei computer portatili. Per il telefono, però un punto resta da assodare. Rimane infatti da vedere quanto saranno punitive le tariffe del roaming da dodicimila metri di quota…