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Adobe e Mac OS X: facciamo chiarezza

“In più occasioni Adobe ha affermato il proprio supporto al nuovo sistema operativo di Apple (di cui, io per primo, sono un profondo estimatore) dichiarando che le future versioni dei software da noi prodotti sarebbero state debitamente carbonizzate.

Tuttavia il non repentino rilascio di versioni native per MacOSX ha innescato nei confronti dell’utenza una sorta di timore che i rapporti tra Adobe ed Apple si fossero in qualche modo incrinati, o addirittura che da parte di Adobe non ci fosse particolare interesse nel supportare il nuovo sistema operativo di Apple.

Niente di tutto questo. I motivi per cui ancora gli utenti Apple non hanno visto ancora versioni carbonizzate dei prodotti Adobe sono molteplici, e, a mio avviso, del tutto ragionevoli e comprensibili.

Proviamo a considerarne alcuni:
– Carbonizzare un prodotto non è un scherzo, come non lo è in senso più ampio scrivere un’applicazione per un sistema operativo come MacOSX che, per sua natura, risulta completamente differente da MacOS 9. Alla luce di questo non è pensabile vedere prodotti carbonizzati in tempi celeri.

– Dal momento che sin dall’inizio abbiamo dichiarato di dare supporto al nuovo sistema operativo carbonizzando le nuove release dei nostri prodotti, e non le versioni attuali, i tempi di rilascio sono necessariamente più lunghi, giacchè bisogna affiancare all’attività  di sviluppo anche quella di porting verso il nuovo sistema operativo.

– Adobe è fortemente impegnata nel produrre software di alta qualità , per cui si impegna a immettere sul mercato prodotti che siano il più possibili stabili, affidabili, performanti e soddisfacenti nei confronti della nostra utenza. Il rilascio prematuro di applicativi non debitamente soggetti a controllo qualità , motivato dalla sola fretta di immettere un prodotto sul mercato, rischierebbe di compromettere gravemente l’immagine di entrambi i marchi e la fiducia della nostra clientela.
– Adobe, differentemente da altre aziende, considerando piattaforme e prodotti localizzati, produce qualcosa come oltre 300 applicazioni differenti. Viene da se che allineare questa incredibile mole di software ad un nuovo e rivoluzionario sistema operativo non può essere operazione di poco tempo, e neppure di poco sforzo.

– Ci è impossibile mostrare apertamente lo stato di carbonizzazione dei nostri prodotti, perchè implicherebbe mostrare inevitabilmente anche le loro nuove caratteristiche, e questo andrebbe contro ogni strategia di mercato, quelle stesse strategie per cui Jobs impedisce che trapeli qualsiasi informazione sui nuovi prodotti prima del loro annuncio ufficiale da parte sua. Quale Software House ha sino ad ora mostrato delle beta di prodotti carbonizzati se non al momento del loro annuncio ufficiale?

– Che dire allora di Quark, che addirittura dichiara il NON supporto a MacOSX della futura versione di XPress?

“Aldilà  di queste considerazioni oggettive, mi permetto di fare qualche riflessione del tutto personale. Seguo da vicino la piattaforma Apple sindalle sue origini, e sicuramente non temo di essere smentito nell’affermare che Mac OS X è il passo più importante che Apple abbia intrapreso dall’uscita di del primo Macintosh 128k. Considerando l’entità , e la complessità , di questa evoluzione, risulta del tutto impensabile che l’affermazione di questa nuova tecnologia possa avvenire in tempi troppo brevi. Tutti ricorderanno benissimo quanto tempo abbiamo dovuto aspettare per vedere versioni native di applicazioni al tempo in cui uscì il primo Mac equipaggiato con processore PPC: ci volle almeno un anno, prima di poter beneficiare appieno delle caratteristiche della nuova architettura hardware, e la cosa al tempo fu grandemente facilitata grazie all’eccellente emulazione hardware che il processore PPC faceva per le applicazioni compilate per il vecchio Motorola 680×0!
Quanto tempo ci è voluto per vedere applicazioni MacOS7 e 8 “Savvy”? Bene, se pensiamo a tutto questo, e se rapportiamo questi cambiamenti alla rivoluzione che rappresenta MacOSX in termini sistemistici, direi che è il caso di permettere agli sviluppatori di fare il proprio lavoro nei tempi e nei modi che gli sono possibili, dal momento che nessuno tra loro ha la bacchetta magica per trasformare un software da una piattaforma ad un’altra, almeno non in tempi più brevi di quanto non sia successo in passato. Comprendo appieno la “fame” che si ha di vedere le nostre applicazioni carbonizzate, perchè è la stessa che sento io, tuttavia abbiate solo un po’ di pazienza, perchè Adobe sta lavorando alacremente per soddisfare questo bisogno così diffuso tra la comunità  degli utenti Apple, e la ormai imminente Keynote di Jobs ve ne darà  la conferma tangibile…

Alberto Comper
Channel Sales Account Manager
Adobe Systems Italia Srl

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