Opportunità strategiche ed espansione nei nuovi mercati. Queste le due ragioni che hanno spinto Adobe ad acquistare Macromedia. Ad elencarle i manager della società di San Josè in una serie di interviste e faccia a faccia con giornalisti ed analisti, impegnati a comprendere i risvolti di un evento che rappresenta una delle mosse più rilevanti nell’ambito del software degli ultimi anni.
Per comprendere l’impatto dell’incorporazione di Macromedia da parte di Adobe basta ricordare alcune cifre: la transazione costerà ad Adobe 3,4 miliardi di dollari, circa 2,8 miliardi di euro, coinvolgerà di 5500 dipendenti, costituendo una nuova realtà con una capitalizzazione di mercato di oltre 15 miliardi di dollari. L’acquisizione è la maggiore di tutti i tempi nel campo del software, quattro volte più grande di quella che portò Symantec ad acquistare Veritas per 10,6 miliardi di dollari, e dei 10,3 miliardi di dollari pagati da Oracle per incorporare, nella discussa operazione di qualche mese fa, PeopleSoft. Ma al di là del denaro i gioco e delle dimensioni delle aziende è l’assetto che scaturisce dall’operazione a richiamare l’attenzione di analisti, investitori ed utenti comuni.
Le due società , un tempo feroci avversarie, sono state ridotte dagli eventi a due realtà di fatto complementari. La battaglia contro Flash scatenata da Adobe prima con il tentativo di un prodotto simile, poi con il sostegno dello standard SVG (Scalable Vector Graphics), è di fatto superata dai fatti visto che Flash è installato su quasi il 100% dei computer che navigano in Internet. Il pallido tentativo di Macromedia di contrastare PDF con il suo Flash Paper non ha mai avuto serie possibilità di successo e Adobe, con GoLive, arranca contro il Dreameaver di Macromedia nell’ambito degli strumenti di fascia alta per la creazione di siti Web. Lo stesso si può dire, invertendo le parti, per Freehand che ha una vita molto difficile opposto ad Illustrator, che gode della stretta parentela con il colosso Photoshop.
Di fatto Adobe e Macromedia nel corso degli ultimi anni si sono assestate su barriere opposte, ma anche strategicamente differenti. Da una parte Adobe genera il 92% del suo fatturato dagli strumenti per il DTP e l’authoring dei documenti e il 5% dai prodotti per la creazione di siti Web. Macromedia ha l’80% delle sue vendite da applicazioni per il design di pagine Internet e strumenti per lo sviluppo. Non sembrano dunque avere torto molti osservatori che, anche recentemente, hanno avanzato l’ipotesi che la rivalità tra Macromedia ed Adobe si limitasse ad un’opposione di maniera in gran parte imperniata su differenze culturali.
Ad ammettere che da tempo sia Adobe che Macromedia stavano pensando che la loro opposizione fosse superata e non avesse più senso, sono gli stessi manager “Da tempo non eravamo più nemici – ha detto Chizen nel corso delle interviste di ieri – ma soprattutto non aveva più senso esserlo”. Di qui la decisione di aprire gli occhi ad una nuova realtà e capire come trovare un punto d’incontro che potesse portare ad una nuova realtà che lanciasse la sua sfida, da una posizione d’eccellenza, al mercato coniugando il peso di Adobe nel campo della carta, e quello di Macromedia nella comunicazione via Internet.
Il “matrimonio naturale”, come è stato descritto, non è dunque finalizzato a risparmi, tagli di personale e cancellazione di prodotti. Certo, qualche cosa accadrà anche in questo campo (GoLive e Dreamweaver non potranno restare posizionati come sono oggi; Freehand dovrà , probabilmente, cedere ad Illustrator), ma non era e non sarà qui che gli obbiettivi sono stati puntati all’atto di firmare l’accordo. Piuttosto Adobe e quel che resterà del management di Macromedia guardarà ad un nuovo assetto che possa portare ad un’espansione del proprio mercato.
Partendo da Flash e PDF si assisterà ad un processo d’integrazione dei flussi di lavoro con strumenti che, reciprocamente, opereranno indistintamente nell’ambito della creatività grafica e la programmazione e lo sviluppo di interfacce e strumenti per la realizzazione di siti Internet. Viceversa gli utilizzatori degli strumenti Macromedia potranno avere accesso a quelli proposti da Adobe, arricchendo la loro capacità creativa. Alcuni analisti credono che i 3 milioni di sviluppatori che usano Macromedia possano portare ad un aumento del 60% della base di utilizzatori di prodotti Adobe.
Adobe e Macromedia insieme puntano soprattutto sul mercato dei dispositivi portatili, cellulari, cellulari intelligenti, PDA, videogiochi, e gettano un occhio anche alle console per il gioco in rete, la navigazione in Internet, per non parlare dell’authoring multimediale, sia su CD e DVD che on line, tutti settori dove la forza della nuova società può dispiegare una formidabile forza d’urto che parte dal documento elettronico per eccellenza, PDF, per finire con Flash, strumento principe per il web interattivo. Non pare esagerato chi, pensando ad una franchigia di proporzioni immense, parla di una piattaforma tecnologia globale tanto ricca, complessa e vasta, da poter essere vista come un sistema per trarre una tassa dalla creatività . “La somma delle nostre due società – ha detto ieri Chizen eprimendo un ottimismo che non pare di maniera – è finalizzata alla crescita e sarei davvero deluso se non dovessimo crescere più di altre società “.
Quando il CEO di Adobe parla di “altre società ” non è un mistero che pensi prima di tutto a Microsoft e alla sfida lancianta dalla casa di Redmond con Longhorn. Il nuovo sistema operativo dovrebbe essere ricco di tecnologie dinamiche e sfruttare un nuovo subsistema grafico, nome in codice Avalon in grado di fare molte delle cose che fanno i software di Macromedia e Adobe. “Quello che stanno cercando di fare con Longhorn – ha detto ieri il CEO – è simile a quello che cercheremo di fare noi e Macromedia insieme”
Il tentativo, piuttosto chiaro, è quello di anticipare la concorrente e prepararsi ad invadere il campo dei moduli on line per lo scambio e l’elaborazione dei dati e l’automatizzazione grafica avvicinandosi in maniera pericolosa, per le prospettive di Microsoft, ad orizzonti dominati da Windows Media Player, dal Media PC e in definitiva incentrati sul predominio della rete e delle sue potenzialità in fatto di comunicazione digitale e di interattività . Una battaglia che non resterà confinata all’ambito consumer o a quello dei creativi, ma che sconfinerà anche nel settore corporate. Basti pensare che cosa potrà rappresentare nel flusso delle comunicazioni e del ciclo dei documenti l’abbinamento di PDF ai potenti strumenti di programazione Web, non solo Dreamweaver ma anche ColdFusion, di Macromedia.
La nuova Adobe, a prima vista, pare avere la possibilità di sfidare con prospettive di successo, almeno per alcuni aspetti, Microsoft. La società di Gates è limitata ad una sola piattaforma, Windows, quella di Chizen può spaziare da Mac OS a Linux, da Symbian al supporto a Java, senza problemi particolari dal punto di vista delle strategie e in questa prospettiva, almeno a prima vista, l’accordo pare favorire Apple. Cupertino, con la focalizzazione della nuova Adobe, vedrà ridursi i punti di contrasto oggi limitati all’authoring video (che non pare particolarmente strategico dopo la fusione), e crescere le convergenze. Adobe ed Apple avranno un interesse comune a contrastare Microsoft e non è da escludere che possa nascere, se non sulla carta nei fatti, un nuovo patto che potrebbe rilanciare prepotentemente la piattaforma Mac come sistema di riferimento per la creazione di contenuti digitali.
Prima di allora, però, e prima ancora di capire come si svilupperà la battaglia per il predominio dei nuovi media, Adobe dovrà essere in grado di costruire una linea di prodotti coerente superando sovrapposizioni, contraddizioni e complicazioni. La semplice sommatoria di pacchetti e suite, di tecnologie e mercati, soprattutto quando si tratta di realtà delle dimensioni e della rilevanza di Macromedia ed Adobe, non è un’operazione matematica.
D’altra parte non si deve neppure dimenticare il rischio “diluizione” del grande impatto che Adobe, da anni, ha nel settore delle creatività . La riduzione, inevitabile, della concorrenza potrebbe indurre gli utenti a migrare altrove se non sarà mantenuto il tasso di creatività e la capacità di rispondere alle esigenze del pubblico, per non parlare del rischio di una società defocalizzata, con interessi troppo vasti.
E’ su questi dubbi che ieri gli investori hanno venduto i titoli ADBE determinando una discesa di quasi il 10% del valore del titolo. Dubbi che toccherà al management di San José dissipare nei fatti, dopo che l’antitrust americano avrà , a sua volta, dato il via libera all’operazione.
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