La sentenza del processo in cui a Londra si sono confrontati Apple e la casa discografica dei Beatles potrebbe arrivare alla sentenza il giorno 8 di maggio. A diffondere la notizia è stato nel corso della serata di oggi Macworld UK che sostiene di avere appreso l’informazione da fonti attendibili.
Come noto il procedimento legale è frutto dell’iniziativa di Apple Corp., la società che cura gli interessi discografici e promozionali dei Fab Four. In base ad un accordo che risale molto indietro negli anni Cupertino può usare il termine “Apple” e il logo della Mela unicamente in attività che non sono connesse alla musica. Con il lancio di iTunes e iPod, arguisce Apple Corp. questo patto sarebbe stato violato e per conseguenza Apple Computer dovrebbe pagare un risarcimento o cessare l’uso del marchio e del nome commerciale nel contesto della vendita di canzoni on line e per il player.
Nel corso del processo l’avvocato di Jobs ha respinto l’accusa sostenendo che iTunes è semplicemente un servizio di tramissione dati e che chiunque è in grado di distinguere tra l’attività di Apple Corp. e quella di Apple Computer. In particolare nessuno potrebbe dedurre che iTunes vende musica prodotta da Apple Computer e che il milione e mezzo di canzoni proposte on line sono tutte prodotte dalla società che si occupa di distribuirle via Internet.
Il confronto tra Apple Computer e Apple Corp. non è il primo della storia. Per due altre volte i rapporti tra la società di Cupertino e la casa di produzione dei Beatles sono stati regolati da un giudice e in tutti e due i casi Apple Computer ha dovuto pagare un risarcimento. Anche in questo caso Apple Corp., nonostante abbia lasciato intendere che l’obbiettivo è quello di vietare alla controparte di usare la Mela e il termine “Apple” in iTunes e su iPod, sembra indirizzata a richiedere una somma in denaro che, visto il business generato dalla strategia musicale di Apple, potrebbe essere molto elevata.
Il giudice Edward Mann che ha in esame il caso (ed è anche un dichiarato utente Mac) aveva affermato alla chiusura delle udienze che la sentenza sarebbe arrivata che dopo Pasqua.