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Apple, la riscossa parte da lontano

Apple ieri ha fatto segnare un nuovo minimo a Wall Street. Il prezzo delle azioni AAPL è stato infatti fissato a poco più di 18 dollari. Le azioni di Cupertino sono state meno colpite di quelle di altri titoli tecnologici le cui prestazioni sono state danneggiate dai nuovi rapporti avanzati da alcune società  di analisi secondo le quali il comparto farà  segnare nuove deludenti prestazioni nel trimestre in corso. Nonostante questo e nonostante il calo di AAPL sia stato “solo” del 3% contro il 5% del Nasdaq, con e valutazioni di ieri Apple raggiunge i minimi dal 21 aprile 1999. Allora la quotazione (si era prima dello split azionario “due per una”), in piena esplosione, era stata fissata a 34,75$ mentre il giorno successivo arrivò a 36,375. Il massimo venne invece raggiunto il 22 marzo con 144$, equivalenti a circa 77 dollari di oggi (sempre per effetto del due per una). Il giorno successivo, però, nel corso delle contrattazioni AAPL toccò anche i 150$ per poi ritornare a 141. In quel momento nulla pareva poter fermare la crescita del corso azionario di Apple tanto che alcuni pronosticavano il raggiungimento della soglia dei 170$, ovvero degli 85$ dollari di oggi. Invece poi arrivò il momento degli errori di Motorola, dei ritardi dei prodotti e delle valutazioni sbagliate da parte di Apple oltre che il crollo della fiducia nel settore tecnologico che ha falciato le quotazioni di molti produttori di hi-tech e in particolare le quotazioni della Mela.
Ora per il recupero, secondo alcuni, ci vorranno anni. Anche se a gennaio, infatti, da Jobs giungeranno novità  convincenti (e ne dovranno obbligatoriamente giungere per dare una spinta al mercato), il “sentiment” nei confronti delle società  che si occupano di tecnologia e di computer si è modificato. Secondo alcuni esperti, infatti, per spingere la produzione e la commercializzazione saranno necessari oltre che nuove idee prezzi convincenti e, di conseguenza, profitti più bassi. Apple ha dalla sua un mercato diverso da quello che interessa molti altri produttori di PC e può permettersi prezzi più alti e, dunque, anche margini più alti. In aggiunta a questo ha la possibilità  di strappare parte del mercato al mondo Win e più appeal nei confronti dei confronti di chi non ha ancora un computer. Non può però sfuggire interamente a questa logica nè, in particolare, può modificare le condizioni del mercato “interno”, quello dei consumatori Apple.
I vecchi clienti Apple con l’avvento di iMac e dei G4, dicono le statistiche, hanno già  largamente rinnovato il loro vecchio parco macchine. Il rilascio dei desktop “all-in-one”, i G3 e i poi i G3, per il loro contenuto tecnologico e il design innovativo hanno convinto molti ad aggiornare senza abbandonare la piattaforma. Ora la vera sfida per Cupertino è trovare prodotti altrettanto eccitanti, nuove soluzioni e un hardware altrettanto rivoluzionario per andare alla conquista di nuovi utenti PC, di nuovi utenti “vergini” al mondo dei computer, ma anche convincere chi ha un iMac di prima e seconda generazione e chi ha un G3 o un G4 che è tempo di cambiare. Per farlo ci vorrà  una sostanziosa mano dai partner come Motorola. Solo la società  delle alette, oltre che IBM, possono fornire quei nuovi processori che mancano per fare le nuove macchine che tutti chiedono. Poi servirà  anche un successo totale di MacOs X. Solo allora, ma saremo probabilmente a 2001 inoltrato, i mercati forse si convinceranno ancora a scommettere su Apple.

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