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ARM prepara chip per “l’internet su tutto”

Dopo l’Internet delle cose (IdC o IoT, acronimo dell’inglese Internet of things), potrebbe essere il turno dell'”Internet di tutto” o, in inglese, “Internet of everything “. A coniare l’espressione è ARM presentando la sua ultima innovazione denominata PlasticARM, prototipo di un chip realizzato in collaborazione con PragmatIC di un nuovo chip di plastica flessibile che permette di aggiungere “un computer” (funzionalità di elaborazione) a qualsiasi prodotto, compresi oggetti di carta o cartone.

Oltre alla capacità di piegarsi in tutte le direzioni senza rompersi, il prezzo di questo chip sarebbe sufficientemente ridotto da consentire l’integrazione in prodotti usa e getta. ARM fa un esempio: la data di scadenza delle bottiglie di latte, indicazione potrebbe essere registrata in questo chip permettendo alle aziende di migliorare la gestione di magazzino.

Il produttore di microprocessori immagina un futuro in cui computer flessibili ed economici potrebbero invadere la nostra vita quotidiana, integrandosi con più di un miliardo di oggetti nel prossimo decennio.

L’attuale prototipo non è il chip più potente mai progettato da ARM, certo, ma è chip flessibile più potente disponibile finora. Un processore single-core Cortex-M0 a 32 bit in grado di funzionare a circa 20 kilohertz, ROM da 456 byte e 128 byte di RAM. Badate bene che parliamo di KHz e byte, non di MHz e MB: si tratta di pochissima potenza e pochissima memoria. Il prototipo deve essere programmato in fase di produzione, non può essere modificato successivamente. Quest’ultimo dovrebbe essere un limite superabile in una futura versione, e disporre di un computer miniaturizzato, certamente non un fulmine di guerra, ma letteralmente flessibile dal punto di vista software quanto hardware.

ARM prepara chip per “l’internet su tutto”

Altri limiti odierni – spiega il sito AnandTech – sono le dimensioni: il core è 59,2 mm quadrati (7.536 mm x 7.856 mm), circa 1500 volte le dimensioni di un chip standard per l’IoT; consuma, inoltre, decisamente molto rispetto al necessario: 21 mw che non sembrano tanti ma il 99% lo fa anche quando non è operativo (45% per il core, 33% per la gestione della memoria, 22% per le operazioni di IO). È ancora presto per avere un chip in qualsiasi prodotto sugli scaffali del supermercato ma la strada è spianata….

L’idea dei chip nei vari prodotti sugli scaffali dei supermercati non è nuova: già nel 2017 una fabbrica di chip a San Jose (California) proponeva chip stampabili rotoli di materiale flessibile per alimentare macchine che attivano l’elettronica depositando materiali operando alla stregua di stampanti a getto d’inchiostro, permettendo ai consumatori di interagire con i prodotti, dalle bottiglie di whisky ai rasoi, scoprire se un contenitore per cosmetici è stato aperto da qualcuno in precedenza, se il cibo che troviamo nel banco frigo è stato richiamato per qualche motivo, o visualizzare un filmato di un mastro birraio che spiega com’è nata la birra che stiamo sorseggiando.

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