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Ci facciamo una vacanza tra i video games?

Un piccolo consiglio per gli acquisti: è arrivato l’autunno, tra poco è Natale, fa freddo e nel fine settimana non si vanno più a fare le girate al mare. Quindi, se bisogna restare in casa, magari la domenica si potrebbe anche spegnere il computer, la televisione e persino la console e dedicarsi a una buona lettura. Detto questo, non bisogna necessariamente dimenticare computer, televisione e console…

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Grazie ad Ivan Fulco, che ha curato questo originale e bel libro, è possibile unire l’utile al dilettevole. Sono quasi dieci anni che si parla di studiare i videogiochi in maniera seria: i nomi si sono affastellati (intrattenimento videoludico, ludologia, game studies), persino chi scrive si è cimentato nel tentativo di dare dignità  di “medium”, di mezzo di comunicazione indipendente ai videogiochi (tanto per dire quanto la materia sia diventata mainstream). C’è urgenza di capire e raccontare cosa significhi in realtà  questo “nuovo” mezzo di comunicazione e di espressione che lega sempre più numerose le coorti generazionali al joypad o alla tastiera e perché.

Gli approcci sono i più vari: nell’accademia c’è chi lo fa di professione, i libri ponderosi e colti che esplorano l’argomento cominciano ad essere numerosi anche nella nostra lingua, sennò ci sono sempre i giornalisti che raccontano un pezzettino alla volta le storie e i protagonisti di questo mondo nato per l’intrattenimento e diventato un’industria più grande di Hollywood. Ma c’è anche chi, con felice intuizione, ha saputo trovare una strada terza, fatta di racconto delicato, saggi colti e – per la prima volta – uso intelligente dell’immagine.

Sì, perché nonostante le Touch! Generations di Nintendo e l’uso di effetti sonori assai raffinati dei titoli più moderni, il video game è pur sempre un’esperienza visiva, talvolta una vera e propria festa per gli occhi: l’interazione parte dalle pupille e – grazie ai joypad o altre forme di controllo – chiude il cerchio sensoriale, oggi con il nuovo Wii più che mai. E se di festa per gli occhi si tratta, perché non raccontarlo?

L’idea del libro di Ivan Fulco, giornalista della Stampa e di TheFirstPage è di quelle che fanno invidia fin da subito, senza neanche bisogno di toccare il libro in questione: un “National Geographic” del virtuale, un viaggio nei mondi del videogioco. Pensateci: c’è tutto nel gioco del paragone implicito. L’idea delle immagini, che sono quelle – stupende – che il National Geographic, realizzate dai migliori fotografi del mondo e che adesso diventano i migliori screenshot, le migliori schermate dai mondi sintetici. Poi, c’è l’idea del racconto e del saggio, che il N G ha sempre portato avanti con coerenza tanto da meritarsi un mondo di appassionati e fedeli collezionisti. Idem per Virtual Geographic: collezione di alcune tra le migliori penne (dall’immancabile e ottimo Matteo Bittanti sino a una folta schiera di vecchie e nuove conoscenze che sarebbe un po’ lungo raccogliere, dato che sono 14 italiani e anglofoni) che si cimentano nel racconto delicato di alcune prospettive e viste virtuali o approfondiscono con saggi argomentati e ben curati i percorsi del sintetico.

Scrive Fulco nella prefazione: “I Virtual Geographic raccolti in questo volume rappresentano un buon esempio di che cosa può riservare l’immersione in queste dimensioni virtuali”. Un mare di sorprese, verrebbe da dire. Il libro è giocato su tre livelli di lettura (o tre livelli di gameplay), cioè uno più visivo ed esplorativo, dove si “scoprono” titoli come Half Life 2 o Call of Duty, o magari GTA San Andreas. Un secondo è quello ambizioso (e che Fulco dice di essere ben felice di aver “gloriosamente fallito”) di raccontare tout court i mondi virtuali. Infine, il terzo piano più “intellettuale” è quello della riflessione sui luoghi, sul viaggio, sul turismo in mondi altri.

Uno scenario complesso e ricco, evocato perfettamente dalla concretezza dell’immagine in copertina: un camino in primissimo piano che fa da velo a un’architettura ottocentesca che sfuma nella fantascienza sintetica di una torre futuribile. Sono visioni ma anche riflessioni che non dovrebbero mancare tra le ghiotte letture degli appassionati o anche semplicemente dei curiosi.

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