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Così parlarono i padri del MacOs

Si è parlato di MacOs X e di programmazione, di Steve Jobs e del passato di Apple, delle prospettive del mondo informatico ma anche del futuro della piattaforma. Complessivamente la cerimonia inaugurale di MacHack, l’appuntamento annuale degli “smanettoni” del codice, è durata sei ore che però sono volate via in un lampo. Merito degli argomenti in discussione ma anche del gruppo degli interlocutori presenti, di fatto quasi l’intero team che sviluppò il MacOs originale: Daniel Kottke, Bill Atkinson, Donn Denman, Andy Hertzfeld, Jef Raskin, Caroline Rose e Randy Wigginton. Mancavano solo Bud Tribble e Bruce Horn mentre in platea sedeva Wozniack.
Le critiche più forti del prestigioso consesso si sono concentrate sull’interfaccia umana di MacOs X definita immatura o addirittura sbagliata. Secondo Jef Raskin addirittura Apple “ha dimenticato quello che ha imparato in anni di lavoro nello sviluppo dell’interfaccia umana”. Altri dei presenti, come Andy Hertzfeld, pur ammettendo che al momento l’interfaccia umana di Os X non è ancora il massimo, ha detto che si tratta di una base di partenza interessante che però va implementata e migliorata. “I ogni caso già  da oggi MacOs X è meglio di Windows”. Randy Wigginton ha confermato affermando che l’interfaccia di Os X va considerata come un “punto di partenza”.
Il gruppo non ha poi declinato le sollecitazioni a parlare di Jobs che essi conobbero bene e forse meglio di molti altri per il ruolo che egli ebbe al momento della nascita del MacOs originale. Tutti hanno concordato che l’attuale CEO non è certo un tipo facile. In particolare per confrontarsi con Jobs bisogna essere forti abbastanza per giustificare le proprie decisioni visto che egli ama sfidare le idee dei suoi collaboratori. Il suo stile di gestione dell’azienda è ruvido e a volte anche poco umano, ma nessuno dei presenti ha messo in dubbio che è stato solo grazie a Jobs che è nato il Mac e che Apple è stata salvata da una fine che appariva ineluttabile.
Sul futuro le opinioni sono state diverse. I presenti in generale però hanno concordato sul fatto che Apple fa ancora innovazione ma determina rivoluzioni solo quando si trova con le spalle al muro. Secondo Hertzfeld Cupertino dovrebbe prestare maggiore attenzione al movimento Open Source e Raskin ha aggiunto che “non basta più produrre solo begli involucri, ci vogliono cambiamenti radicali”

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