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UE sulle tasse due pesi e due misure: in Irlanda severa, a Madeira tutto va bene

Florian Mueller, blogger noto perché si occupa da anni di questioni relative al mondo dei brevetti con particolare attenzione a ciò che riguarda smartphone e tecnologie varie, fa notare i due pesi e due misure della Commissione europea in materia di fisco. L’esecutivo comunitario ha condannato Apple al rimborso di tasse non versate per un presunto accordo fiscale illegittimo (tax ruling) con l’Irlanda spiegando che la Mela avrebbe goduto di aiuti illegali di stato per oltre due decenni.

Il commissario Margrethe Vestager non ha però nulla da dire sul patto che consente alle aziende che operano in zone remote d’Europa, di sfruttare una tassazione praticamente zero rispetto agli altri paesi europei. In luoghi come Madeira un’azienda costa in media 60 euro tasse comprese, l’Iva è al massimo al 7% e l’imposizione fiscale, tra agevolazioni di vario tipo, risulta scontata fino al 90% rispetto al nostro paese.

Secondo Ricardo Cardoso, portavoce della Commissione Europea per la Concorrenza, la zona di libero scambio in questione è “un motore per l’occupazione” per la regione di Madeira e la Commissione non è al momento a conoscenza di alcuna indicazione che le strutture presenti sul luogo non rispettino norme dell’UE in materia di aiuti di Stato”.

“Tale affermazione” dice Mueller, “è assolutamente ridicola” evidenziando come i modi di fare in questione non portano benefici ma incertezza, dissuadendo aziende come Apple, Google e altre dal volere investire in Europa. Apple ha semplicemente applicato le regole che il governo irlandese gli ha permesso di seguire. L’aliquota del 12.5% che Apple sconta in Irlanda è persino alta rispetto a quella previste nel cosiddetto International Business Centre of Madeira (IBCM) per altre attività, dove in alcuni casi si arriva al 4%. La fiscalità agevolata di Madeira ha attratto nomi quali società del gruppo Eni, Pepsi e Rusal (maggior produttore mondiale di alluminio), tutte con entità giuridiche sull’isola del Portogallo.

La situazione per la casa della Mela è paradossale: l’Irlanda non ritiene di avere nessun credito, e considera le sue politiche fiscali del perfettamente legittime; Apple ha pagato quanto richiesto dal governo irlandese, non ha evaso o nascosto guadagni. Il CEO di Apple Tim Cook sin dall’inizio della questione ha affermato che l’azienda da lui guidata ha sempre pagato le giuste tasse, senza ricevere sconti o accordi per pagarne di meno; a suo dire la posizione della Commissione Europea è pericolosa perché sovverte principi sul pagamento delle tasse da parte delle multinazionali mettendo discussione la sovranità di ogni stato dell’Unione Europea sulle sue politiche fiscali.

 

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