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Google si farà pagare per informazioni richieste dalle autorità USA

Google ha fatto sapere alle autorità statunitensi che le richieste di informazioni relative agli utenti verranno d’ora in poi addebitate. Dal 13 gennaio 2020 è in vigore un vero e proprio tariffario che prevede commissioni a partire da 55 dollari per mandati di comparizione nei tribunali per ottenere informazioni e fino a 245 dollari per mandati di perquisizioni legati ad account Google.

Finora questi servizi erano gratuiti ma le leggi federali degli Stati Uniti consentono che le aziende possano richiedere il pagamento per questo tipo di servizi. Il costo per questo tipo di operazione è normalmente inteso come rimborso per i costi associati alla richiesta e reperimento dei dati richiesti. Un portavoce di Google ha spiegato che questo è l’obiettivo del tariffario, affermando che era solo un’assistenza finanziaria parziale.Google si farà pagare per informazioni richieste dalle autorità statunitensi

Google ha spiegato che tali compensi contribuiscono in parte a compensare i costi per ottemperare a mandati e citazioni in giudizio. L’obiettivo di Big G non è ovviamente quello di ottenere profitti, ma semplicemente ridurre i suoi costi: il numero di richieste di informazioni da parte delle autorità è sempre maggiore, non solo per Google ma anche da parte di altre aziende IT. Nei soli primi sei mesi del 2019, Google ha ricevuto oltre 75.000 richieste da tutto il mondo: il 50% in più rispetto al 2018; un terzo di queste richieste è arrivato dagli Stati Uniti.

Google News, chiusi gli abbonamenti alle versioni digitali di giornali e rivisteGoogle si occuperà in alcuni casi gratuitamente delle richieste, in particolare quelle che riguardano emergenze o aspetti che mettono in pericolo la vita di una persona. I costi dovrebbero potrebbero ad ogni modo contribuire a ridurre le richieste sistematiche e costringere la giustizia e gli enti governativi a motivare più dettagliatamente le loro richieste. Il New York Times riferisce che Google non è l’unica azienda a fatturare le richieste di accesso ai dati; lo fanno anche Verizon (anche se sistematicamente). Microsoft e Twitter hanno rifiutato di fornire le informazioni, e Facebook ha riferito di non aver addebitato costi alle autorità.

La testata statunitense non fa menzione di Apple. Pochi giorni addietro Apple ha pubblicato il consueto report semestrale sulla trasparenza, evidenziando richieste ricevute da parte di governi, autorità e forze dell’ordine per l’accesso a dati degli utenti.

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