Arriva un momento in cui la voglia di raccontarsi, di raccontare una vita che ha attraversato la guerra, il miracolo economico, gli anni Settanta fino ad arrivare ad oggi, ai primi vagiti del Ventunesimo secolo, è forte, irresistibile. Ma gli ostacoli sono molti e di ogni specie, anche per chi è dotato di una penna felice, anche per chi riesce a scrivere con concisa leggerezza il mondo nel suo mutarsi intorno alla vita di un uomo.
Ci vuole un complice, ci vuole una scusa, ci vuole una occasio direbbero gli antichi, cioè un trucco retorico capace di giustificare l’avventura della pagina che racconta se stessi ma non solo: il sottotitolo del libro di Crepax è “La guerra, la musica, la vita e tutto il resto”. E l’occasione per riuscire ad essere leggeri, mentre si cavalca per 153 pagine di vita propria (da poco dopo il 1928, l’anno di nascita, sino a un giorno del futuro per adesso solo immaginato) e di tutti noi, deve essere buona.
Franco Crepax ha disegnato i successi della nascente industria musicale del secondo dopoguerra. Si è trovato per caso, disincantato osservatore, a traversare un mondo che stava cambiando forse più di adesso e a contribuire in modo significativo a sigillare nel ricordo di tutti noi tanta parte di questo cambiamento. E molto più, com’è ovvio, perché i ricordi della guerra e della musica fanno parte della storia dei popoli ma anche di quella di ogni singolo. E di cose da dire ce ne sono, sempre. Il segreto è nel come le si dicono.
In questo caso le cose si raccontano a un Mac, un piccolo complice portatile prematuramente “morto”, candidato alla rottamazione che, dopo un estate di altri pensieri si risveglia d’improvviso, accendendo le luci e facendo tornare a girare i circuiti e i dischi che si pensavano andati per sempre.
Non è cosa da poco, perché insieme al Mac resuscita anche il progetto del libro, del racconto di una vita, e un vecchio amico e fidato interlocutore da personalizzare e rendere vivo, per trovare un alter ego, qualcuno a cui raccontare la storia nel suo farsi. C’è del garbo, da parte di Crepax, nel mestiere messo in gioco per sfruttare quest’artificio retorico. C’è del garbo e anche dell’amore, perché la creatura letteraria, questo Mac che “rinasce”, si anima di vita propria, diventa il confidente di un racconto che affascina per la delicata lucidità . Il Mac è qui un amico fedele, che non sempre ha parole di elogio (com’è giusto diritto aspettarsi dagli amici fedeli) ma di sicuro conserva lo stesso spirito del suo autore.
Ma è anche l’alter ego elettronico di un amico amato e scomparso, stroncato dalla leucemia, ed il testimone di un viaggio disincantato e un po’ picaresco attraverso una vita in cui Milano, Venezia e la Versilia sono i tre luoghi di cui resta memoria, insieme al ricordo della Scala (il padre era primo violoncello), ai momenti da ricordare che non coincidono quasi mai con quelli “storici” di cui vi è memoria negli almanacchi e nei trattati di sociologia. Franco Crepax che si racconta è lo scrittore che crea un personaggio furbo, intelligente, quasi ingenuo nel suo desiderio di stare a galla, archetipo di una borghesia uscita dalla guerra e pronta a cogliere l’opportunità più che i rischi dell’Italia che all’improvviso cambia.
Il nostro consiglio è di leggerlo, quest’estate, questo libro leggero, che spazia dalle calli in cui risuonavano i passi dei fascisti e alle notti d’estate in cui le stelle e le case incendiate illuminavano Milano fino alle riunioni con il mago della televisione commerciale di oggi per le prime pubblicità (“in cui il rischio e tutto mio”, come diceva il citato mago), attraverso la mutazione profonda del mondo intorno a un anziano signore e al suo amico di silicio, il Mac.
Il libro di Franco Crepax, Grazie Mac – La guerra, la musica, la vita e tutto il resto edito da Ponte alle Grazie è in vendita a 11 euro in tutte le librerie. Però, se non riuscite a trovarlo, non richiedetelo direttamente alla casa editrice. Loro non perdono tempo a rispondere alle email.
