I graffi facili di iPod nano sono già finiti in una causa collettiva. L’iniziativa legale, lanciata da uno studio d’avvocati californiano, punta a chiedere danni ancora da quantificare ad Apple per l’eccessiva propensione dei player lanciati ad inizio settembre a rovinare la propria estetica e per gli schermi che si danneggiano in maniera inesplicabile.
Il procedimento legale mira a rappresentare 125.000 possessori di iPod nano che, se la causa dovesse avere successo, dovrebbero essere ricompensati in qualche modo da Apple.
‘Apple ha violato le clausole d’acquisto – dice la documentazione in accompagnamento alla causa – vendendo un prodotto difettoso. Lo schermo si graffia con un uso nornale e a lungo andare il nano diventa inutilizzabile’.
La causa contro iPod nano fa seguito ad un’altra causa lanciata contro iPod di prima generazione, accusato di avere batterie incapaci di mantenere la carica per il tempo indicato da Apple e troppo propense a smettere di funzionare. In quel caso i querelanti ottennero soddisfazione da Cupertino che sanò il contenzioso contendendo buoni acquisto e sconti.
Ricordiamo che le cause collettive sono un vero e proprio pilastro del sistema americano con il quale gli studi legali riescono spesso a fare grandi quantità di denaro. In moltissimi casi non sono, infatti, i consumatori a lanciare le vertenze ma gli stessi avvocati che analizzano il mercato a caccia di potenziali prodotti difettosi, inadempienze contrattuali e possibili infrazioni ai contratti con i consumatori, per allestire cause intorno alle quali raccogliere le vittime (o presunte tali). Se la causa va a buon fine i danneggiati ricevono una risposta in termini economici, ma la fetta più grande finisce nelle mani degli studi legali che ottengono, quando il querelato è quello ‘giusto’ (e non v’è dubbio che Apple lo sia), milioni di dollari di parcella.
Nel caso dell’iPod nano, Apple ha già risposto sostenendo che il prodotto non è più delicato dei precedenti.