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Il discorso di Tim Cook alla George Washington University

L’amministratore delegato di Apple Tim Cook ha tenuto il discorso di commiato per i laureati della George Washington University. Il CEO della Mela ha suggerito ai neo-laureati di seguire la propria Stella Polare, spiegando che non c’è bisogno di scegliere tra “fare del bene e cavarsela bene”.

Nel suo discorso di circa venti minuti, Cook ha fatto riferimento al movimento per i diritti civili americano, ha parlato dell’universale ricerca dell’uguaglianza, del bisogno di inseguire i sogni e allo stesso tempo contribuire al bene superiore, oltre a parlare naturalmente anche di Apple.

Con appassionata retorica, Cook ha incoraggiato i laureandi suggerendo loro di seguire la metaforica Stella del Nord così come ha fatto lui prima di arrivare in Apple. Prima di arrivare a Cupertino, Cook ha detto che sentiva di essere alla deriva, con la vita personale e quella dedicata agli affari, divisa in comparti al punto di pensare che fossero incompatibili.

L’incontro con Steve Jobs ha capovolto le sue convinzioni; il defunto co-fondatore di Apple gli disse che con grande impegno e pensando alla propria vita e quella degli altri, Apple poteva contribuire a cambiare il mondo. Cook, convinto sostenitore dei diritti civili, ha spiegato che l’orientamento della sua bussola morale è stato grandemente influenzato dall’infanzia passata in Alabama negli anni ’70, come noto un burrascoso periodo per lo stato del Sud.

Cook ha nominato Martin Luther King tre volte nel suo intervento, incluso all’inizio e alla fine. Ha affermato che King e l’ex presidente John F. Kennedy sono due dei suoi eroi d’infanzia.

Tra gli aneddoti raccontati, uno riguarda una visita a Washington nel 1977 quando, allora sedicenne, vinse un saggio. Prima di spostarsi verso la capitale, lui e altri studenti dell’Alabama, visitarono Montgomery (la capitale dell’Alabama) incontrando l’allora governatore George C. Wallace, noto soprattutto per il suo sostegno populista alla segregazione razziale durante il periodo delle lotte per i diritti civili degli Afroamericani, convinzioni che avrebbe in seguito pubblicamente rinnegato.

“L’incontro con il governatore” racconta Cook, non fu un grande onore per me; “stringere la sua mano mi diede l’impressione di un tradimento verso le mie convinzioni. Mi sembrava sbagliato, come se avessi venduto un pezzo della mia anima. “A Washington”, continua Cook, incontrai il Presidente Jimmy Carter, contrapposto e completamente diverso da Wallace: entrambi del sud, governatori o ex governatori, ma molti diversi per i loro valori. “Carter era gentile e compassionevole. Occupava il posto più importante del mondo, senza sacrificare nessun tratto della propria umanità”. “Tra Wallace e Carter”, ha aggiunto Cook, “era chiaro per me chi aveva ragione e chi aveva torto”.

Tornando ai diplomandi, Cook ha detto che è una scelta ingannevole contrapporre i successi finanziari con gli obblighi morali. La sfida è riuscire a “trovare un lavoro che permette di pagare l’affitto, consenta di portare il cibo in tavola e fare quello che è importante, buono e giusto”. Oltre ad alcuni aneddoti sulla sua infanzia, Cook ha evidenziato la dedizione di Apple per l’ambiente, per il mondo dell’istruzione e le pari opportunità nei posti di lavoro, quali esempi di principi portati in ufficio.

“La storia raramente la fa una persona”, ha detto Cook “ma pensate e non dimenticate mai cosa accade quando succede”. “Potreste essere voi. Dovreste essere voi. Dovete essere voi”. Il CEO di Apple ha concluso il discorso scattando una foto dei laureati con il suo iPhone: “La migliore visuale al mondo”.

La cerimonia si è svolta sul National Mall, l’ampio viale monumentale di Washington (D.C.), non lontano da dove svetta l’obelisco del Washington Monument (visibile dietro il palco).

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Tim Cook alla George Washington University

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