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La Cina chiede a Microsoft di estendere il supporto a Windows XP

Rappresentanti del governo cinese hanno chiesto a Microsoft di estendere il supporto a Windows XP. La società di Redmond ha qualche settimana addietro annunciato che da aprile del prossimo anno, non rilascerà più supporto e aggiornamenti per XP, fondamentali per proteggere i computer contro software dannosi e malevoli.

Yan Xiaohong, vice direttore responsabile della National Copyright Administration (NCA), si è incontrato con rappresentanti di Redmond e altre software house per fare pressione affinché continuino a supportare il vecchio sistema.

La mancanza di supporto e aggiornamenti per XP metterebbe a rischio vari computer nella Repubblica popolare, con cybercriminali pronti a sfruttare nuove vulnerabilità che Microsoft non ha interesse a risolvere. Com’è facile immaginare, in Cina molte realtà sfruttano vecchie versioni dei sistemi operativi: stando alle statistiche di StatCounter, nel Regno di Mezzo oltre il 50% degli utenti usa ancora Windows XP.

Microsoft, da parte sua, ha cercato di venire incontro agli utenti con fortissimi sconti e molti incentivi per passare a Windows 7. Di fatto, il penultimo sistema operativo di Redmond è il secondo più diffuso nel paese, vanta circa il 40% di market share. Gli utenti non vogliono passare al più costoso Windows 8 o, se eseguono il passaggio, lo fanno in modo illegale. La pirateria informatica è dilagante in Cina. A luglio di quest’anno, Pechino ha speso 160 milioni di dollari per sostituire i software pirata con applicativi originali negli uffici governativi, una seconda fase di un piano nazionale studiato per sradicare la presenza di software illegale nel settore pubblico.

La Cina rimane tutt’oggi il peggiore mercato al mondo dal punto di vista della pirateria informatica: nel 2011 la Business Software Alliance, l’associazione internazionale che si occupa di contrastare la pirateria informatica, principalmente nel campo della violazione del copyright sui software da parte dalle aziende, parlava di un tasso di pirateria del 77%.

Per quanto riguarda l’Italia, dai dati di maggio dello scorso anno della BSA,  risulta che il tasso di pirateria nel nostro Paese per il 2011 è pari al 48%, il che significa che quasi la metà dei programmi installati sono illegali. Il valore commerciale del software illegale in circolazione in Italia ammonta a ben 1.398 milioni di euro, il che fa del nostro mercato l’ottavo al mondo nella poco invidiabile classifica di quelli che perdono maggiori volumi d’affari a causa della pirateria.

Si stima che un aumento dell’1% nell’utilizzo del software legale genererebbe circa 22 miliardi di euro di produzione nazionale rispetto ai 502 milioni di euro derivati dalla stessa percentuale di incremento del software pirata: ciò significa che il software legale potrebbe produrrebbe un valore economico di circa 17 miliardi di euro.

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