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Il Mac mini che vuole essere maxi

Se si volessero scorrere le specifiche del nuovo Mac mini e metterle a confronto con quelle di altri prodotti di Apple è più impossibile che difficile trovare grandi novità . La macchina è infatti un concentrato di tecnologie già  viste e sulle quali c’è assai poco da dire o da scoprire. Inevitabile quando, come è accaduto nel reparto ingegnerizzazione di Cupertino, l’obbiettivo primario è produrre un computer con il rapporto tra prezzo e prestazioni il più favorevole possibile al primo aspetto. Ma non per questo dando uno sguardo dentro al nuovo Mac non ci si imbatte in aspetti molto interessanti e che dimostrano come Apple, anche ponendosi sotto questa prospettiva abbia fatto un lavoro eccezionale sia dal punto di vista del design tecnico che sotto il profilo dell’innovazione.

Ad esempio nel corso della giornata di ieri ai più sembra essere sfuggito il dettaglio principale della macchina: le sue dimensioni. Il Mac mini è un quadrato perfetto di 16,51×16,51 centimetri spesso 5,08 centimetri, davvero impressionante per miniaturizzazione se si pensa che è macchina più piccola oggi in produzione a Cupertino, più piccolo di un buon 60% anche del già  minuscolo PowerBook 12″ che è largo ben 27,7 centimetri e profondo 21,9 centimetri, anche se di due centimetri più sottile. I record del Mac mini continuano nel peso che è di 1,3 kg. Il sopra citato PowerBook 12 pesa invece 2,1 kg. I meriti sono, certo, dell’assenza di un monitor e anche di un display LCD, ma tra gli innumerevoli prodotti simili in commercio non ci viene in mente nulla con questo livello di miniaturizzazione.

Anche il design, a prima vista semplice e anche questo studiato con l’obbiettivo di evitare fronzoli e costi inutile, non sembra certo lasciato al caso. Le plastiche appaiono simili a quelle del mai dimenticato Cube, i bordi arrotondati e i colori richiamano stilisticamente l’iPod e dalle prime foto si nota una certa cura in fatto di assemblaggio.

Guardando dentro alla macchina si comprende che Apple ha svolto un lavoro interessante sul processore che non è affatto un chip datato. Si tratta, infatti, dell’MPC 7447A, il più moderno di quelli che escono oggi dalle linee di produzione di Freescale. La componente è la stessa che viene usata nei Powerbook. Garanzie sulle prestazioni giungono dalla cache direttamente on board da 512kb che gira alla stessa velocità  del processore e dal bus da 167 MHz. Di fatto, anche grazie alla memoria DDR RAM PC2700 da 333 MHz, le prestazioni del modello da 1.42 GHz in termini di capacità  di elaborazione non dovrebbero essere molto diverse da quelle di un PowerBook 17″.

Anche la connettività  appare più che adeguata a supportare le moderne periferiche. Se infatti manca FireWire 800 (la porta presente una FireWire tradizionale) ci sono due porte USB 2.0, un’uscita DVI e una uscita VGA (e nella confezione è incluso anche una adattatore). Apple non fa mancare la presenza di due slot, uno per Bluetooth e una per Airport Extreme e una linea audio in uscita per cuffie o altoparlanti esterni. E per chi volesse connettere il Mac mini in rete ci sono due alternative: una porta Ethernet 10/100 base T e una porta modem.

Il drive ottico è un combinato CD-RW/DVD in grado di scrivere e leggere CD a 24x, CD-RW a 16X e leggere DVD a 8x. Con 100 euro di supplemento si può installare un masterizzatore che Apple pubblicizza ufficialmente come multistandard DVD +/-R da 4X in scrittura (2X in riscrittura per i DVD- e 2.4X per i DVD+). Lo stesso drive scrive i CD-R a 16X e CD-RW a 8X.

Unico punto debole, a prima vista, è la scheda grafica. Si tratta della Radeon 9200 con 32 MB DDR SRAM ben nota agli utenti di eMac e che già  in quel contesto dimostra tutta la sua età  rivelandosi non particolarmente adatta, soprattutto per i soli 32 MB di DDR SDRAM, a supportare i più moderni giochi. Ma prima di lanciarsi in critiche, dopo avere dato un’occhiata al prezzo della macchina, ci si deve ricordare che Apple non ha pensato al Mac mini come un sistema per i giochi, ma piuttosto a un secondo computer per chi già  ha in casa un Mac (ma anche un PC) più potente. Il compito della scheda grafica non è quindi tanto quello di portare alla massima velocità  giochi come Doom 3 (per il quale, per altro verso, ci vuole anche un processore G5), quanto quello di decomprimere con fluidità  il video, gestire le applicazioni per la vita digitale e permettere al Mac mini di svolgere quella funzione di hub per macchine fotografiche, telecamere, iPod, che è nei suoi obbiettivi.

E a questo proposito una mano viene fornita dalla dotazione software. Incluso nel computer si trova iLife 05 (iDVD, iMovie, iTunes e Garageband), AppleWorks, e alcuni giochi tra cui Nanosaur 2.

Insomma a conti fatti, come accennato poco più sopra, alla Apple sembra che abbiano davvero trovato il sistema di portare la filosofia Mac alle masse, attaccando un segmento, quello degli ultraeconomici, senza dimenticare la spirito che anima l’hardware di Apple. Quale sarà  la risposta del pubblico solo il tempo potrà  dirlo, ma non ci stupiremmo molto se il Mac mini dovesse essere uno dei successi più clamorosi di tutti i tempi nel campo dei computer per la casa di Cupertino.

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