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“Il mio Mac e me”

Quali storie ci racconta il Mac? Tra gli appassionati dei computer dell’azienda di Cupertino ci sono tante persone, con mestieri e lavori tra i più diversi. Siamo andati a trovare un utente d’eccellenza: Luca Sofri. Giornalista, 38 anni, conduce insieme a Giuliano Ferrara Ottoemezzo, la popolare trasmissione de La7, scrive su Donna, Il Foglio, Venerdì di Repubblica, Panorama, Max, HappyWeb. E, soprattutto, su internet ha il suo blog, il diario giornaliero di informazioni che sta rivoluzionando il modo in cui gli utenti utilizzano la rete, che si chiama Wittgenstein. Sofri ha anche spiegato (gli articoli si ritrovano sul suo blog) che cosa sono i web logs e perché stanno cambiando il modo di fare informazione. La nostra chiacchierata, che pubblichiamo in questa pagina web, si è svolta esclusivamente via mail. In questo articolo, infatti, non è stato coinvolta alcuna tecnologia analogica di comunicazione e – a meno che non vogliate stamparla voi – non è stato utilizzato neanche un foglio di carta. Insomma, più al passo dei tempi di così…

Ciao Luca. Se ti va di fare questa nostra piccola intervista via mail, comincerei subito con una domanda semplice semplice. Da quando sei un utente Mac? Come l’hai “scoperto”? Ok, sono due le domande, ma la prima volta possiamo fare un’eccezione, credo.

Ho comprato un Classic credo nel 1990, più o meno. Avevo un amico, che è
tuttora il mio migliore guru Apple e si chiama Mirco Vettori, evangelista
della prima ora: aveva un Apple II.

Da allora, quindi, è iniziata la tua esperienza con il Mac. Com’è andata? E’ un amore felice?

Felicissimo. Mai avuto un dubbio, anche frequentando per ragioni di forza
maggiore dei PC. Anzi.

E adesso? Utilizzi Os X oppure sei ancora affezionato al System 9? E soprattutto, su quale macchina? (parrebbe che tu stia per cambiarla…)

Ho traslocato su OSX da dieci giorni, dopo molti andirivieni: a un certo
punto ho installato una catasta di RAM e mi sono passati tutti I dubbi.
Anche se mi irrita la nuova struttura: non sopporto di non sapere cosa sono
molti files e di non sapere dove trovare cosa.
Ho un iMac DV a casa e mi porto in giro un iBook bianco. Sono tentato dal
Powerbook 12″ per le dimensioni, ma credo che per un po’ resterò su questo,
per ragioni estetiche.

Se un giornalista usa il Mac di solito si pensa che sia fondamentalmente per scrivere. Magari con Word o qualche altro programma del genere, e poco altro. Tu, a quanto pare, ne stai facendo un uso in parte diverso: giri molto su Internet, hai fatto il tuo blog che è diventato per molti (anche altri giornalisti, a giudicare dalle citazioni sulla carta stampata che hai ricevuto) un appuntamento fisso. Come si naviga in rete con un Mac?

Io in realtà  con il mac per molti anni mi ci sono divertito, per curiosità .
Ho imparato un po’ di tutto: Photoshop, FreeHand, Filemaker, Pagemaker,
Excel, molti programmi di grafica, una montagna di piccole applicazioni ed
estensioni. Montavo e smontavo software. Poi ho fatto il montatore digitale
per qualche mese, con Avid.
Poi ho cominciato a lavorare come le persone adulte, e adesso quasi tutto
quello che faccio è scrivere con Word, tenere dei conti con Excel, andare su
internet e disegnare pagine con GoLive.
Su internet sto provando Safari, dopo alcuni anni di Explorer e altri di
Netscape: un percorso tipico, credo. Poi ho avuto periodi di HotLine, di
Napster, di ICQ, e chi si ricorda cos’altro.

Forse hai ragione quando dici che ti irrita la struttura di Os X: in tanti non vogliono fare il “grande passo” e mollare il buon vecchio OS 9. Le tue prime impressioni d’uso del nuovo sistema, a parte le perplessità  di cui sopra?

Non so se lo trovo divertente perché è nuovo, o perché lo è. Temo che la
cosa che preferisco siano alcune novità  nelle applicazioni per OSX che prima
non c’erano: quindi non so dire se sia davvero un pregio del sistema o se
semplicemente sul 9 certe cose non vengono prodotte.
Però trovo naturalmente ottimo che davvero non si inchiodi, che le
applicazioni siano così indipendenti, che I tempi di avvio delle varie
applicazioni avvengano in background, eccetera.

Cambiamo leggermente argomento: quest’anno nella tua vita professionale stanno succedendo due cose differenti. Da un lato la televisione, con Ottoemezzo, il programma su La7 che conduci insieme al tuo direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, e dall’altra Wittgenstein, il tuo blog su Internet che sta diventando uno dei più citati in assoluto tra quelli in lingua italiana. Tentiamo un parallelo tra il più nuovo dei vecchi media (la Tv) e il più nuovo dei nuovi media (i blog su internet, che si dice siano l’evoluzione prossima ventura del giornalismo). Cosa cambia e come ti trovi? Lasceresti la Tv per il blog o viceversa?

Dipende dalle condizioni, naturalmente.
Forse la tv la lascerò, vedremo. E il blog magari a un certo punto mi stufa.
Al momento con il Ottoemmezzo mi diverto molto per un’ora e con il blog mi
diverto molto per le restanti ventitré. Inutile dire che con il secondo
faccio tutto quello che mi pare, che grazie al cielo non mi è concesso dalla
tv.
Ma poi Ottoemezzo non è neanche “la tv”: è una cosa assai particolare, non
so se saprei fare una cosa televisiva diversa. Con internet mi trovo molto
più a mio agio.

Vuoi dire che ha cambiato il tuo modo di fare il giornalista più l’incontro
con Internet che non quello con la televisione?

Beh, messa così, eccome. Prima di internet non facevo il giornalista, dopo
l’ho fatto solo con internet. Per me le due cose vanno assieme. La tv non è
giornalismo: è un talk-show, un ottimo talk-show secondo me.

Un’ultima domanda prima di salutarci: quali sono secondo te gli
sviluppi che ci saranno nella tua professione nei prossimi anni?
Tecnologie come internet e nuovi modi di comunicazione come i blog
renderanno meno centrale la figura professionale dei giornalisti? E
soprattutto, il mondo andrebbe avanti lo stesso anche senza di loro?

Non so che sviluppi avrà  il mese prossimo, figuriamoci nei prossimi anni. Ma
non credo che il giornalismo cambierà  in modo epocale: internet ha cambiato
un po’ i modi di fare I giornalisti, ma il prodotto è sempre abbastanza
quello, e quello resterà .

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