Sarà una questione di immagine, sarà marketing, sarà la bravura di Steve Jobs nel far parlare di sé e di Apple tutto il mondo, ma fatto sta che un altro colpo pare essere andato a segno. Paul Otellini, l’uomo di Intel che ha “rubato” il cuore dei Mac, sta per ricevere il suo primo portatile made in Cupertino. Vale a dire, un MacBook Pro.
In attesa come tutti i clienti del mondo, perché le aziende statunitensi nel loro rispetto per la clientela si fanno un punto d’onore di non far immaginare a nessuno che ci siano “raccomandati” e persone di serie b (neanche se il “raccomandato” potrebbe essere considerato di buona misura un alleato strategico di Apple), Paul Otellini sta trepidando per mettere le mani sul suo primo Mac. Dentro il quale batte il doppio cuore di un Intel.
Paul Otellini è l’uomo della trasformazione di Intel. “Figlio” spirituale del precedente amministratore delegato, Craig T. Barrett, e primo Ceo dell’azienda di Santa Clara a non essere un ingegnere, ha lavorato anche con il fondatore, Andy Grove, uno degli uomini che insieme a Hewlett e Packard hanno definito nel corso dei decenni la “forma” della Silicon Valley e la cultura dominante in quel mondo, con il suo motto “Solo i paranoici sopravviveranno”. L’idea era: chi non prepara l’innovazione del futuro remoto, non reggerà i colpi della storia e della concorrenza.
Intel, che negli ultimi due anni ha visto una serie di “crolli” strategici (soprattutto Amd, l’arcirivale, conquistare quote di mercato e vincere battaglie legali), adesso sta grazie ad Otellini cercando di effettuare una complessa mossa al fine di recuperare una posizione totalmente differente sul mercato e nella mente dei clienti. Aiutano processori come i VIIV (per il multimedia da salotto) e aiuta l’alleanza con Apple, che sta spingendo il confine di visibilità e di possibilità anche delle nuove classi di processori per computer.
Il futuro, a Santa Clara, sarà differente. E in piccola parte questa rivoluzione sarà dovuta anche al nuovo portatile del “capo”. E se dopo di lui altri ingegneri e dirigenti seguiranno, forse la rivoluzione culturale di Cupertino sarà arrivata al cuore di uno dei centri pulsanti della Silicon Valley. Una cosa che prima non era mai accaduta né con Ibm né con Motorola. E la dimostrazione che Intel fa sul serio, a partire dal suo numero uno…