La tentazione di adottare massivamente in molti aspetti organizzativi strutture di comunicazione senza fili, già alle prossime olimpiadi (Salt Lake City dal 5 al 25 febbraio), è stata forte, ma non è ancora matura secondo gli organizzatori.
Prima dell’11 settembre si era deciso di utilizzare reti IEEE 802.11b/Wi-Fi (AirPort) per il supporto ai commentatori radio-televisivi, per la distribuzione dei risultati sportivi e per la gestione di alcune parti amministrative.
Dopo quella tragica data, la SchlumbergerSema, la società che ha in appalto le infrastrutture tecnologiche/informatiche (succede per la prima volta ad IBM), fino alle olimpiadi del 2008 a Pechino, ha rivalutato la questione: “la crittatura di tale standard è troppo debole, ci vogliono dai 15 al 45 minuti non tanto per procurare rotture del codice, ma quantomeno a produrre devastanti danni”, questo è quanto ha dichiarato il responsabile Bob Cottam.
“Non ha alcuna importanza che società come Cisco e 3Com abbiano prodotto metodi di sicurezza molto difficili da scalfire, si tratta di sistemi proprietari che rendono difficile l’omogeneizzazione della rete wireless, finchè non esisterà uno standard unico, questa resterà la nostra decisione”.
Detto ciò ed apparentemente chiuse le porte al wireless, chi vorrà accedere ai risultati e quant’altro a Salt Lake dovrà “accontentarsi” di farlo da una delle 4.500 postazioni (tra desktop e portatili), da uno dei 1.000 chioschi e da una delle 40 sale attrezzate, tutti connessi a 225 server WinNT e 145 server Unix tramite una LAN Gigabit Ethernet. Lucent e Cisco sono i fornitori, la prima per i cablaggi in fibra ottica e la seconda per l’hardware.
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Il wireless alle Olimpiadi.
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