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Recensione iMac 21″ Retina: il piccolo di Apple diventa grande

Giusto in tempo per Natale, Apple ha presentato diverse novità in ambito Mac: nuove tastiere, mouse e trackpad, nuovi modelli della linea 27 pollici, una nuova tecnologia per i display ma soprattutto ha introdotto l’altissima risoluzione anche sui piccoli della linea iMac. Il che significa che oggi è possibile avere un iMac con un display Retina 4K a meno di 2.000 euro IVA compresa, per lavoro, per diletto e anche per molte altre cose. L’abbiamo messo alla prova sotto diversi punti di vista, vediamo com’è andata.iMacretinaIMG_1030

Il 4K è un altro mondo
Il nuovo iMac 21” non si discosta molto dalla generazione precedente: la forma dello chassis è rimasta la stessa, con il profilo tagliente e un assetto monobraccio che sostiene il display, a cui è agganciata la scheda madre con tutte le componenti. Anche peso e dimensioni sono rimasti gli stessi. Le novità più evidenti dal punto di vista estetico sono date dalle nuove versioni della tastiera Magic Keyboard e del mouse e, eventualmente, dalla nuova Magic Trackpad 2, di cui abbiamo già detto in articoli precedenti. Altra novità riguarda la presenza di due porte Thunderbolt 2, che viaggiano al doppio della velocità della generazione precedente, anche se in questo caso esteticamente non è cambiato nulla.


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Ma è con la prima accensione che tutto appare subito evidente: il nuovo display 4K (4096 x 2304 pixel, per chi non ha affinità con i numeri, si tratta di un numero di pixel leggermente superiore a quella di quattro televisori Full HD) è, senza giri di parole, spettacolare. La risoluzione ideale proposta di default è di 2048 x 1152, ma è modulabile sino a una dimensione di 2560 x 1440 (pari, tanto per fare un esempio, a quella di un iMac 27 non retina) nelle normali applicazioni, mentre con alcune app dedicate a tutto schermo, come nei giochi, arriva anche a proporre la risoluzione nativa

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La definizione dello schermo è ottima, con OS X 10.11 El Capitan e il nuovo font San Francisco tutto appare scolpito e l’effetto morbido dell’anti-aliasing, qui assolutamente inutile, è un lontano ricordo. Chi scrive queste righe è abituato da anni a un iMac 27″ non retina, e temeva che il passaggio, seppure temporaneo, ad un modello da 21″ fosse traumatico, invece l’altissimo numero di pixel ha compensato la perdita proponendo un ambiente di lavoro, a conti fatti, del tutto uguale a prima. Un unico accorgimento: le app che non sono ottimizzate per i display retina, come vecchie suite di Adobe, il vecchio Office o qualche utility che non è aggiornata da anni, sui nuovi iMac Retina appare subito diversa dalle altre, con icone e aspetto più morbidi e meno accattivanti.

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Anche dal punto di vista dei colori ci sono grandi vantaggi: senza perderci in un elenco di dati tecnici (i più curiosi possono leggerli in un nostro precedente articolo) possiamo dire che il cambio di spazio colore, che passa da un comune sRGB ad un più capace P3, offre un guadagno nelle sfumature abbastanza evidente. Apple parla di un valore vicino al 25% ma ovviamente questa considerazione varia da immagine a immagine, anche se il nuovo display eccelle soprattutto nella visualizzazione dei rossi e dei verdi.

Chi fa fotografia ed è abituato ad analizzare sfumature di colore anche minime gradirà il guadagno, chi invece non tratta specificatamente di arti grafiche probabile che trovi la novità più che altro un vezzo.

A noi, in particolare, questo risultato è parso evidente soprattutto nella resa del contrasto: la maggiore definizione, il più ampio spettro dei colori e in particolare le tecnologie legate alla riduzione del disturbo nella trasmissione rendono le immagini particolarmente realistiche, aumentando l’effetto di tridimensionalità delle stesse, dallo sfondo scrivania (che con un’immagine a risoluzione nativa diventa spettacolare) a una panoramica di immagini a pieno schermo utilizzando Foto oppure Lightroom.

Inoltre, il nuovo pannello ha una resa ottimale su di un angolo visivo molto più ampio che in passato: la differenza tra il guardare il display in modo frontale o laterale è davvero minima sia nella resa luminosa che in contrasto (questo in particolare era il vero tallone d’Achille nei vecchi display), il che garantisce un utilizzo migliore non solo sulla scrivania, ma anche in luoghi pubblici, fiere, sale d’aspetto e così via.

Sotto il cofano
Appena al di sotto del display, la scheda madre ospita un processore Intel di quinta generazione, della serie “Broadwell”, apparentemente perché in questo modello non era possibile avere la nuova generazione “Skylake” con il processore grafico integrato scelto da Apple, come invece è successo nei nuovi modelli da 27″, dove processore e scheda grafica sono separati e quindi l’assegnazione è stata più facile. Il modello da noi testato montava un processore quad-core 3,1 GHz Intel Core i5 (è possibile optare in fase di acquisto per un più potente i7 da 3,3 GHz), con 8 GB di Ram.

Dobbiamo dire che inizialmente eravamo un po’ scettici sulla resa ma i dati invece ci hanno dimostrato che questo modello è perfettamente in grado di duellare con i fratelli più grandi da 27 pollici: per fare un esempio, in alcuni test di calcolo verticale come il rendering di un filmato o l’applicazione di un filtro di Photoshop il Mac è stato molto più veloce di un altro iMac da 27 pollici più datato equipaggiato con un processore i5 della stessa potenza (ma con il doppio della RAM).

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La scatola che contiene mouse e tastiera, qui con in più la nuova Magic Trackpad 2

Nonostante si tratti di un computer comunemente classificato come consumer, oppure prosumer ma per operazioni non di primo livello, questo modello opera con una potenza e una capacità di calcolo invidiabile per qualsiasi Mac di due o tre anni fa, eccezion fatta forse per i Mac Pro di ultima e penultima generazione più potenti. Anche il processore video integrato, la cui scelta ci aveva lasciato perplessi all’atto della presentazione, si è dimostrato più che valido: la gestione di un così alto numero di pixel è un compito importante, però il nuovo Intel Iris 6200 (che monta 1,5 GB di VRam) opera in modo impeccabile.

Abbiamo testato l’iMac con alcuni filmati in 4K (ovviamente quelli in FullHD non rappresentano più un banco di test affidabile) godendo appieno della potenza di QuickTime senza la minima sbavatura. Ma il vero test, come sempre in questi casi, è stato il provare alcuni videogiochi che supportano il 4K: la scelta è caduta su Diablo III e Starcraft II e in entrambi i casi, alla risoluzione massima di 4096 x 2304 non abbiamo visto il minimo rallentamento utilizzando i paramenti video suggeriti dal gioco stesso.

Per portare il gioco ad una qualità alta, invece, è stato necessario abbassare la risoluzione ad una pur sempre fantastica 2048 x 1152, godendo quindi di effetti di luce e ombre molto ben fatti e sempre fluidi. Si tratta comunque di esperimenti didattici, a nostro avviso oggi pretendere di giocare a titoli del genere ad una risoluzione di 4K non porta nessun vantaggio evidente, se non un inutile affaticamento a tutto il comparto grafico: neppure il primo modello iMac 27”, presentato lo scorso inverno, non supporta Starcraft II a risoluzione 5K con parametri di gioco alti. Qualche difetto l’abbiamo notato solo con alcune App, ad esempio Firefox, che renderizzava male alcuni aspetti dell’interfaccia, ma si tratta sicuramente di problemi momentanei.

L’unico peccato è legato alla quantità di RAM: all’atto dell’acquisto è possibile scegliere tra 8 e 16 GB di Ram, ma è doveroso segnalare che questa quantità non è modificabile in un secondo momento, per cui suggeriamo di valutare bene perché se oggi 8 GB sono certamente sufficienti per la maggior parte dei compiti, eccezione fatta per alcune app professionali come Photoshop, FinalCut o Cinema 4D, e solo nei compiti più verticali, in futuro tutte le App potrebbero richiedere più memoria.

Importante è poi sottolineare come la presenza di un disco meccanico, nel nostro caso un archivio da 1 TB a 5.200 giri al minuto, sia un evidente limite alle capacità del computer: le prestazioni del disco non incidono nelle qualità grafiche e nel calcolo puro, però rappresentano un rallentamento in compiti di basso livello, come l’apertura di una cartella, l’avvio di app e più banalmente qualsiasi operazione che esegua un pescaggio costante di dati sul disco, come ad esempio l’elaborazione di foto (specie se RAW) con Foto, l’editing di una timeline di video con molte sorgenti con iMovie o con FinalCut oppure anche una app che faccia uso di molte librerie esterne. Il costo di un upgrade ad un disco Fusion è facilmente assorbibile (120 Euro) mentre quello per un disco a stato solido (240 Euro) è più importante ma sicuramente consigliato, dato che con questa generazione Apple ha incrementato la velocità delle proprie unità flash.

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La combinazione della nuova Magic Trackpad 2 e della Magic Keyboard

Un Mac da avere
Recensire un Mac è una cosa difficile, non è come un diffusore Bluetooth o un mouse di terze parti. Per chi fa questo lavoro il Mac è al centro di tutto: contiene digitalmente tutta la nostra vita, fa molti dei compiti che ci permettono di lavorare e divertirci, occupa la maggior parte della scrivania e ormai anche della giornata, dato che stiamo davanti a un Mac più ore di quante ne passiamo con qualsiasi altra cosa o persona. Questo per dire che possiamo sbagliare mouse, diffusore, cuffie o App, ma non possiamo sbagliare Mac.

Questo nuovo modello da 21 è stata una gradita sorpresa: il display 4K è una cosa a cui ci si abitua in dieci minuti ma si rimpiange per parecchio tempo tornando ad un vecchio modello, così come la potenza di calcolo, del processore o della scheda grafica, sono risultati all’altezza di tutti i computi a cui li abbiamo assegnati durante il test. Non si tratta di una “macchina da guerra”, come un Mac Pro o banalmente un iMac 27 Retina, che hanno caratteristiche tecniche di ben altro tipo, tuttavia di un modello che si eleva in modo netto rispetto agli altri 21 e che rappresenta anche una buona scelta per chi vuole cambiare il proprio iMac 27 ma desidera investire una cifra più contenuta.

Una menzione d’obbligo per tastiera e mouse, il cui rinnovo è stato importante e che, se per il mouse si tratta di un cambio perlopiù di alimentazione, per la tastiera le novità sono ben più importati e la qualità non tarda a farsi notare (oltre ad un cavo di tipo Lightning in più che sulla scrivania non fa mai male): chi desidera approfondire può leggere le nostre recensioni già pubblicate.

Le considerazioni legate alla quantità di Ram sono legate al compito che dovrà svolgere il Mac, mentre a nostro avviso la scelta di una unità di archiviazione di tipo Fusion è assolutamente necessaria, mentre per l’acquisto di una unità SSD il costo è più importante, ma si tratta in ogni caso di un valore totale del Mac sempre al di sotto della fascia dei 2.000 euro, particolarmente interessante in questo momento storico italiano e che rende questa macchina un compagno ideale in qualsiasi situazione per i prossimi, indicativamente, due-quattro anni senza colpo ferire.

Pro:
Il display 4K è eccellente
La potenza di calcolo è all’altezza delle aspettative
Gli accessori sono validi e interessanti

Contro:
Il disco fisso nella dotazione di serie è controproducente, molto meglio un disco Fusion o un SSD
La quantità di Ram non è modificabile dall’utente

Prezzo e disponibilità
Il nuovo iMac 21″ Retina 4K impiegato per questa recensione è disponibile su Apple Store online , Apple Store e Apple Premium Reseller al prezzo di 1.729,00 euro in versione base.

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