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in Iran obbligo per le app di messaggistica di usare server locali

Reuters spiega che il governo iraniano ha dato un anno di tempo agli sviluppatori di app di messaggistica di memorizzare i dati in server che si trovano nel paese, con conseguenti preoccupazioni sul versante sicurezza e privacy. L’Iran ha un sistema di controlli che prevede filtri per la rete e vari siti e social (es. Facebook e Twitter) sono bloccati, benché alcuni utenti più esperti riescano (rischiando) ad aggirare vari limiti imposti dal governo.

“Le aziende di messaging straniere attive nel paese sono tenute a trasferire dati e attività legate ai cittadini iraniani nel paese al fine di garantire con continuità la prosecuzione dell’attività” ha spiegato il Consiglio Supremo del Cyberspazio, responsabile del controllo delle difese dei network iraniani. Il Consiglio, i cui membri sono selezionati dall’Ayatollah Ali Khamenei, dà un anno di tempo per ottemperare alle nuove regole, spiegando che le misure si basano su “linee guida e preoccupazioni del leader supremo”.

Tra i servizi che saranno influenzati, Telegram, app che riscuote molto successo nel paese e per la quale si stimano 20 milioni di utenti (l’Iran ha una popolazione di circa 80 milioni di persone). A novembre dello scorso anno le autorità avevano arrestato gli amministratori di oltre 20 gruppi Telegram, responsabili della diffusione di “contenuti immorali” nell’ambito di un’operazione pensata per limitare la libertà di espressione.

Non è ad ogni modo chiaro cosa intende fare il governo obbligando le aziende delle app di messaggistica a usare server locali; app come WhatsApp, iMessage e Telegram cifrano le conversazioni con meccanismi end-to-end direttamente sul dispositivi. Apple, ad esempio, non ha modo di decifrare i dati di iMessage e FaceTime in transito tra i dispositivi; Apple non acquisisce il contenuto delle comunicazioni e, anche volendo, non è in grado di soddisfare alcuna richiesta di intercettazione (si possono salvare iMessage e SMS tramite il Backup di iCloud ma è la funzione può essere disattivata dall’utente). In ogni caso è possibile che alcuni sviluppatori preferiranno abbandonare l’Iran piuttosto che investire in un infrastruttura nel paese mediorientale. Restando ad Apple, ad esempio, adempiere alla richiesta potrebbe significare costruire un data center in Iran, operazione che anche una volta cessato l’embargo, è del tutto da escludere.

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