IPv6 (che significa Internet Protocol Version 6) è la prossima generazione di protocollo creata dalla IETF(Internet Engineering Task Force), il consorzio che “guida” lo sviluppo di Internet, per rimpiazzare l’attuale versione di Internet Protocol (IPv4).
La grandissima parte del traffico Internrt attuale viaggia su IPv4, che si è dimostrato sorprendentemente resistente nei suoi 20 anni di vita, ma che comunque inizia a mostrare qualche problema, uno dei quali è lo scarseggiare di indirizzi disponibili.
I vantaggi di IPv6 sono molteplici:
– scalabilità : la lunghezza degli indirizzi è di 128 bit, 4 volte superiore a IPv4
– sicurezza: IPv6 dispone di crittazione dei pacchetti e l’autenticazione degli header
– real-time: per supportare i nuovi tipi di traffico come quello delle video conferenze, IPv6 ha una “flow label” che identifica i pacchetti appartenenti destinati al real-time
– autoconfigurazione: IPv6 include la possibilità di autoconfigurazione degli indirizzi
IPsec è invece la contrazione di IP Security, un set di protocolli sviluppati sempre dalla IETF, che supportano lo scambio sicuro di pacchetti sul layer IP.
L’uso tipico di IPsec è quello nella implementazione di reti VPN (Virtual Private Networks): una rete VPN è un network costruito usando mezzi di trasporto pubblici per unire due nodi, per esempio collegare due sedi aziendali usando Internet per trasferire i dati.
Il problema, in questo tipo di collegamenti, è l’assicurazione della sicurezza, e IPsec supporta due tipi di crittazione dei dati: il transport mode, che critta solo il payload (la parte del pacchetto riguardante i dati) e lascia libero l’header, e il più sicuro tunnel mode, che critta sia il payload che l’header del paccheto.
Per per mettere a IPsec di funzionare, i dispositivi inviante e ricevente devono condividere una chiave pubblica; questa funzione si ottiene tramite un protocollo denominato Internet Security Association and Key Management Protocol/Oakley (ISAKMP/Oakley).
[A cura di Marco Centofanti]
