Come è stata attaccata dagli hacker Sony Pictures se lo chiedono in molti (distributore e produttore incluso, probabilmente), ma c’è chi lo sa, o meglio afferma di saperlo: è John McAfee. L’eccentrico sviluppatore, noto per essere stato in passato il CEO dell’omonima società che sviluppa l’antivirus che porta il suo nome (ora l’azienda è di Intel), ha rivelato la sua verità, bizzarra quanto il suo personaggio, mentre era ospite del programma Varney & Company sul canale Fox Business, con tanto di dimostrazione pratica.
McAfee è prima di tutto entrato nella Voicemail (segreteria telefonica) del giornalista Stuart Varney, sbirciato tra i suoi contatti e poi chiamato da un diverso telefono sfruttando un meccanismo che gli permetteva di presentarsi come se la telefonata partisse dal quartier generale della Fox (il numero era stato individuato prima tra i contatti). Secondo McAfee gli hacker avrebbero in poche parole sfruttato un sistema simile per presentarsi a vari impiegati Sony richiedendo a questi username e password dei propri account, con la scusa di controlli contri potenziali attacchi. Sarebbero insomma, state sfruttate le tecniche che in gergo si chiamano di ingegneria sociale, per carpire in modo semplice informazioni utili.
La storia raccontata da McAfee, benché sia plausibile, è ad ogni modo del tutto diversa da quella raccontata dall’FBI, secondo la quale l’attacco è stato portato a termine con tecniche molto ricercate (“uno degli attacchi più raffinati di tutti i tempi”, l’ha definito un assistant director dell’FBI al Congresso USA), un attacco che ha messo in ginocchio Sony Pictures, costringendo a bloccare il network aziendale e tornare al fax per le comunicazioni.
