Se state per arrivare negli Stati Uniti (o vi apprestate a lasciare gli USA), sarà bene sapere che i funzionari di frontiera possono ispezionare i vostri dispositivi con o senza motivi plausibili ma non possono guardare ciò che è memorizzato su servizi cloud. È un limite rivelato da Kevin McALeenan, commissario dell’US Customs and Border Protection, agenzia statunitense incaricata della protezione doganale e delle frontiere (CBP), che fa parte del Dipartimento per la sicurezza interna (DHS).
McALeenan ha parlato della limitazione in questione in una lettera di risposta al senatore democratico Ron Wyden con la richiesta di spiegazioni all’Homeland Security, il Dipartimento della Sicurezza Interna degli Stati Uniti.
A febbraio di quest’anno Wyden aveva chiesto all’Homeland Security di spiegare perché la CPB avesse incrementato come non mai le ispezioni di questo tipo, con numeri pari a 5.000 controlli nel solo mese di febbraio contro le 5000 ispezioni in totale eseguite nel 2015.
Wyden, il senatore Rand Paul (repubblicano), insieme ai colleghi Jared Polis (democratico) e Blake Farenthold (repubblicano) hanno ad aprile di quest’anno deciso di contrastare gli eccessivi meccanismi di controllo per chiunque si appresta a valicare in ingresso/uscita i confini degli Stati Uniti, evidenziando la sacralità del Quarto Emendamento: “L’innovazione non dovrebbe rendere obsoleta la costituzione – dicono – e rappresentare una scusa per le pratiche intrusive del governo”.
McALeenan ha spiegato che oltre a non poter sbirciare dati memorizzati sui servizi cloud, chi viaggia può rifiutare di indicare le password del proprio telefono o computer. In questo caso, però, i funzionari hanno il diritto di trattenere il dispositivo, e chi non è residente nel paese rischia di non ottenerli più indietro.