Pescare un articolo da un sito web autorevole, non una rivista online di tecnologia, che parli del fenomeno Apple di questi tempi sta diventando cosa comune. Segno che qualcosa si muove, nel mercato e tra i consumatori. Siamo andati a prendere la Bbc, l’autorevole organo di informazione pubblica britannica, perché l’editoriale di Stephen Evans vale come esempio per i tanti articoli che da mesi si possono leggere sulle pagine dei giornali più disparati di tutto il mondo.
“Una mela al giorno fa suonare la musica” è la traduzione del titolo che in originale gioca con il noto proverbio mantenendo però la rima (Apple a day keeps the music at play) e l’articolo di Evans si presenta fin dalle prime righe come interessante: “Ci sono pochi dubbi che il prodotto del momento sia l’iPod. Potete vedere le cuffiette bianche di questo lettore Mp3 ovunque ed è stato il regalo più ambito lo scorso Natale. L’iPod è solo l’ultimo, enormemente profittevole prodotto di una delle aziende più di successo al mondo: Apple Computer”.
Evans racconta, dal suo osservatorio privilegiato di Manhattan, l’isola che è il cuore di New York e da cui invia le sue corrispondenze a Londra, l’esperienza quasi mistica che la gente prova a visitare il locale Apple Store. Una esperienza che consolida la sensazione di appartenere a una fratellanza, a una minoranza di bastian contrari (che non ci stanno a usare i prodotti basati sul sistema operativo di Microsoft e che chiedono oltre all’eccellenza tecnologica anche un design di punta) del tutto speciale. Una minoranza che si raduna una volta all’anno attorno al suo “capo spirituale”, il fondatore dell’azienda Steve Jobs, a San Francisco per il MacWorld.
Da qui Evans coglie la palla al balzo per raccontare anche una storia, quella del famoso articolo di Umberto Eco pubblicato alcuni anni fa da l’espresso in cui lo scrittore e filosofo italiano paragonava il Macintosh alla fede cattolica e il sistema operativo (all’epoca MsDos e Windows 3.11) a quella protestante. E’ possibile, grazie a Google, trovare il modo di leggere l’originale in italiano dell’articolo, ma per motivi di tutela del copyright non possiamo fornirvi l’indirizzo di nessuno dei vari siti che ne ripropongono online una versione.
Per concludere, Evans scrive: “Guardare la folla di fedeli dentro l’Apple store di Manhattan vuol dire testimoniare un fenomeno commerciale affascinante. Una compagnia che è riuscita a trasformare il suo prodotto in un oggetto di adorazione, in qualcosa che la gente vuol comprare a prescindere dal fatto che ne abbia o no bisogno, qualcosa che vogliono comprare perché è qualcosa che li descrive meglio. E questo è davvero un gran bel business”.
