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La nuova strategia di Intel: Pentium 4 e Xeon vanno a riposo?

Ogni due anni la velocità  delle Cpu raddoppierà . Con questa legge, denominata Legge di Moore, Intel ha costruito la sua fortuna sia da un punto di vista tecnologico che del marketing. Ma adesso pare proprio che silenziosamente l’intuizione del fondatore dell’azienda stia per essere messa in soffitta, insieme alle cose vecchie che non servono più.

Dopo che per anni si è parlato di una “fine della legge di Moore”, legata ai limiti delle dimensioni delle particelle e poi degli atomi manipolabili dalla tecnologia, infatti, altri due fattori stanno cambiando rapidamente le carte in tavola.

Da un lato, il calore. Architetture basate su processori sempre più veloci e pieni di componenti miniaturizzate generano funzionando a pieno regime temperature sempre maggiori. Si tratta di un problema di fisica classica ineliminabile. L’unico sistema è ricorrere a circuiti in grado di “spegnere” per milionesimi di secondo le componenti – come si sta studiando per le architetture Power5 di Ibm che hanno debuttato da pochi giorni nel mondo server di Big Blue – diminuendo quindi il carico termico complessivo. Una soluzione che richiede sistemi particolarmente ben disegnati, ma che consiste, comunque, in una sorta di grande palliativo. All’aumentare della potenza di calcolo e della velocità  il problema continua a porsi e prima o poi impone altre soluzioni.

Dall’altro lato, il problema è quello del consumo. In realtà  molto legato a quello del calore, dato che l’efficienza termica è una funzione proprio dell’energia consumata dal processore per lavorare, il consumo influisce anche sul grande tallone di Achille del mercato: le batterie. Con la richiesta sempre maggiore di mobilità , come ben sanno gli utenti Apple che da due anni è focalizzata nel mercato dei laptop, aumenta la richiesta di architetture potenti e al tempo stesso parche nei consumi per garantire la massima resa dell’energia disponibile nelle batterie.

Intel qui ha giocato una carta intelligente, cioè le architetture basate su quello che si chiama Centrino. E’ un nome-etichetta per racchiudere tecnologie differenti e finalizzato a promuovere un uso differente dell’elettronica. Centrino è infatti sinonimo sia di processori a basso consumo nel mondo Pc che di architetture e chipset ottimizzati, software dedicati (ma il contributo di Microsoft in questo senso con una versione ad hoc di Windows per portatili ancora latita) e connettività  wireless

Ma proprio Centrino sta cannibalizzando non solo il marketing interno di Intel e l’attenzione del mercato, ma anche le linee guida dello sviluppo e della ricerca dell’azienda di Santa Clara. L’annuncio di pochi giorni fa, infatti, prevede che due linee di chip, il Pentium 4 che doveva essere commercializzato tra un anno (nome in codice Tejas) e lo Xeon (processore a 32 bit per il mercato server) basato su una architettura simile a quella di Tejas, con nome in codice Jayhawk, sono stati cancellati.

Nella ricerca di una maggiore efficienza per l’azienda non conta solo il tema della performance del singolo processore ma anche quello della strategicità  di investimenti in settori destinati, in un momento non troppo avanti nel tempo, ad essere chiusi. Tanto vale, allora, si sono detti a Santa Clara, chiuderli subito. In cambio, niente più preoccupazioni per eccessive temperature e consumo, niente più bisogno di ventole sovra-dimensionate.

Paga di più iniziare a investire fin da ora in architetture differenti, basate sullo standard di mercato che nel settore in questo momento viene dettato da Ibm e per il quale la parola chiave è multi-core.

L’obiettivo, infatti, diventa per Intel quello di realizzare processori basati su architetture differenti, che a parità  di potenza facciano girare più di un cuore, cioè più di una unità  logica, in grado quindi a parità  di consumo di gestire carichi di lavoro almeno doppi. La stessa filosofia che sta seguendo Ibm con lo sviluppo delle sue architetture Power, per le quali tra un anno circa è prevista la nascita della sesta incarnazione, Power6, in grado di funzionare in modo riconfigurabile dinamicamente e come se si trattasse di più Cpu indipendenti.

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