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L’altra causa legale di Lawrence Lessig

Lawrence Lessig è stato definito da Wired l’Elvis Presley del ciberdiritto. Tre suoi libri rappresentano il più sofisticato (e influente) tentativo di far confluire diritto, politica e tecnologie digitali. La sua creatura, il pacchetto delle licenze Creative Commons, costituiscono “la” novità  del nuovo millennio nel settore del software, della creatività , dell’era digitale.

Ma il 43enne professore di diritto della Stanford Law School è anche un penalista di livello. E il caso che sta portando in questi giorni davanti alla Corte Suprema del New Jersey è l’altro caso, quello che vale una vita, una carriera.

Contattato quattro anni fa per email da John Hardwicke, Lessig si è trovato coinvolto in una causa per lui molto particolare. Hardwicke è un ex allievo della American Boychoir School, il più famoso centro per il canto corale degli Stati Uniti, con sede a Princeton, nel New Jersey. I suoi cori hanno cantato per papi, re, capi di stato, l’apertura delle Olimpiadi. Ma per Hardwicke l’alma mater è il convenuto di un processo contro il direttore musicale, il capo coro, il custode e il cuoco. Oggetto: abusi sessuali. Definiti dalla stessa Superma Corte come una collezione di abusi, “virtualmente tutti gli atti sessuali che si possa concepire abbiano luogo tra due individui di sesso maschile”.

Lessig difende Hardwicke e cerca di farlo rivalere non solo contro i suoi molestatori e violentatori, ma anche quello che definisce un “santuario dell’abuso sessuale”. Un santuario che conosce bene perché lo stesso Lessig, nel periodo tra il 1972 e il 1976 ha frequentato quella scuola e – come ha dichiarato durante la requisitoria cogliendo di sorpresa tutti – ha subito per anni lo stesso trattamento dai suoi stessi docenti.

La causa che vede Hardwicke contrapposto alla scuola, oltre che alle persone fisiche che hanno abusato di lui, mira a far decadere la norma-scudo che esenta le istituzioni non profit (come la Boychoir School (oggi si chiama Columbus Boychoir School) dal rispondere di responsabilità  per negligenza a causa di danni causati da suoi dipendenti.

La causa che l’avvocato Lessig porta in tribunale in questi giorni, ennesimo passaggio nell’odissea personale del suo cliente, è diventata così anche la sua personale odissea, lo psicodramma attraverso il quale rivive non solo gli abusi del suo direttore del coro dell’epoca – il quale riteneva che la violenza carnale verso un adolescente fosse un momento funzionale alla formazione di un bravo corista – e il tormentato silenzio anche verso la sua stessa famiglia per molti anni sulla vicenda, ma anche altro.

Lessig infatti ha rivelato di aver per anni lavorato presso il consiglio dei rappresentanti come indicato dagli studenti per “proteggere” il direttore-pedofilo, da se stesso innanzitutto e nell’interesse del futuro della scuola di canto. I danni alla sua personalità  – come ha rivelato Lessig durante le sue arringhe – sono stati devastanti e lo accompagnano da allora. Ma proprio per interrompere questa spirale di vittima-carnefice l’avvocato che ha segnato l’inizio di una nuova era nel diritto del ciberspazio ha deciso di rispondere, quattro anni fa, alla mail di un altro ex allievo della scuola e arrampicarsi, attraverso i sofferenti percorsi della memoria, attraverso la sua causa più importante. L’altra causa.

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